Immaginate un mondo in cui l’uomo non è la razza dominante. Un mondo in cui quello che (nella nostra realtà) facciamo a certi animali accade uguale a noi e per mano di quegli stessi animali. Cavalli che ci rinchiudono in delle stalle elettrificate, cani che ci costringono a combattere tra di noi (con una capra che raccoglie i soldi delle scommesse), cervi in attesa con il fucile pronti al primo segnale a sparare a chi scappa.
Questo è Les Animaux Anonymes (Anonymous Animals): un mondo alternativo in cui la scala evolutiva ha preso un’altra strada, per noi svantaggiosa. Animali con una loro scala sociale, che vestono come noi, che stanno in piedi su due zampe come noi, che fumano, si vestono e guidano l’auto come noi. Il che dà al tutto un’aria surrealista e inquietante che non ha nulla a che vedere con i ritratti dei “carucci” aristocratici cani antropomorfi di Eva Marchewska o Thierry Poncelet ma è semmai da avvicinare agli infernali animali (e mondi) di Hieronymus Bosch.
Il regista e sceneggiatore Baptiste Rouveure racconta questo mondo alla rovescia, incubo per noi ma normalità per gli animali, senza parole: solo grugniti, nitriti, guaiti, lamenti.
Les Animaux Anonymes non è dunque un eco vendetta perché l’assunto del film è che le cose lì vadano così da sempre, che la normalità sia quella. È quindi semmai da inserire più nel filone dei film che promuovono uno stile di vita e una cultura vegana. E il finale amaro, se lo trasferiamo nel nostro mondo, ci lascia intendere che certi andazzi non cambieranno mai.
Il film è in concorso per la seconda edizione del festival Oltre lo Specchio.
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