Mentre SkyArte ha di nuovo in programmazione il suo Il Mistero di Dante, da pochissimi giorni Louis Nero ha concluso le riprese di The Broken key, il suo ultimo lavoro ricco di star del cinema di cui ci aveva parlato qui.
Louis ci aveva già accennato del profondo legame tra questo film e la sua città. Siamo tornati sul tema, carpendo ulteriori parole, impressioni e suggestioni a lui, allo scenografo e pittore Vincenzo Fiorito e agli attori Diana Dell’Erba e Andrea Cocco.
Louis Nero, hai immaginato Torino come un vero e proprio personaggio?
Torino all’interno dei miei film diventa persona e luogo ideale dove ambientare i viaggi dei miei eroi. La stessa struttura architettonica ricorda la costruzione delle antiche città medievali quindi diventa crogiolo per creare l’opera di coloro che si prefiggono come fine la ricerca del Sé.
Credo che ogni città abbia un proprio spirito che influenza le persone che vivono al suo interno e condiziona le idee che vi circolano. Bisogna concepire la città come un organismo umano che al posto di essere individuale diventa collettivo. Torino, come le antiche città, cerca di riflettere nella sua costruzione architettonica ed urbanistica una sorta di macrocosmo dell’essere umano. Osservando questo macrocosmo, attenti e concentrati, riusciamo a veder riflesso in esso la stessa struttura di noi stessi.
Il mio film The Broken Key parte da questo presupposto per ambientare in un organismo vivente, che è la città, il viaggio interiore del protagonista Arthur Adams.
Vincenzio Fiorito, come la forte presenza della città ha influenzato il tuo lavoro sul film?
Ormai sono molti anni che abito a Torino, e credo di conoscerla bene. Mi è stato facile compenetrarmi nelle atmosfere oscure eppure capace di bagliori sfavillanti. Torino attrae sopratutto per i contrasti delle sue architetture che nel film vengono evidenziate con chiaroscuri che si accordano magicamente e cromaticamente con le scene che progetto. La città magica del triangolo magico è l’ideale ed entra in simbiosi con il mio essere pittore e creare dei veri quadri che la sapienza di Louis mette in movimento.
Diana Dell’Erba, qual è il tuo rapporto con la città di Torino?
“Respiro” la città di Torino da diverso tempo, tanto da essermi voluta trasferire dopo aver abitato per più di 20 anni in un piccolo paese di provincia. Qui aleggia qualcosa di magico che, studiando l’argomento, si può capire meglio. Ci sono tanti aspetti della vita che ci sembrano incomprensibili o poco chiari, ma c’è di contro anche una vastissima bibliografia, tantissimi studi, teorie, pensieri, ipotesi che danno interpretazioni piene di meraviglia. Alla verità non si potrà mai arrivare, forse perché non ne esiste una sola, ma infinite…
The Broken Key è un omaggio alla teoria che vede dietro Torino un preciso disegno di costruzione. In breve, un disegno simbolico che riflette quello che deve essere lo scopo di ognuno di noi: il miglioramento di se stessi. Questo film per me è stata un’esperienza straordinaria perché intensa, piena di emozioni, fatiche, luoghi e persone magiche, piccole e grandi comprensioni che mi auguro tanto di non dimenticare mai. Spero che il pubblico possa rivivere anche minimamente quello che abbiamo vissuto in questi 7 mesi di riprese.
Andrea Cocco, conoscevi la città?
Non conoscevo Torino, e’ stato il film The Broken Key di Louis Nero, in cui interpreto Arthur Adams, a farmela scoprire. Ho avuto il privilegio di poter vedere posti, aree normalmente chiuse al pubblico per girare il film. Così su due piedi mi viene in mente la Mole Antonelliana e il passaggio pedonale per arrivare in cima in cui ho recitato assieme a Geraldine Chaplin, la sala dei mappamondi, il Museo dell’automobile in cui mi sono cimentato con Rutger Hauer. Non posso poi dimenticare il Borgo Medioevale con Christopher Lambert e Maria de Medeiros oppure la sala rossa del Municipio in cui Cavour dettava legge, dove ho avuto il piacere di fare una scena con Micheal Madsen. Ci sono stati poi per me momenti di riflessione come quando siamo scesi a girare nel bunker antiaereo della IIa guerra mondiale a Piazza Risorgimento. Insomma alla fine ora sarei in grado di girare Torino senza Google Maps e già mi manca la mia stanzetta a Porta Palazzo adiacente a Piazza Emanuele Filiberto, la mia piccola Parigi.
Il cinema ci allena a guardare il mondo con distacco, eppur col massimo coinvolgimento. A immaginare, potendo pur tornare alla realtà. A giocare col fuoco, bruciandoci quel tanto che basta a farci sentire vivi. Sono un formatore in competenze relazionali, appassionato di racconti e di sviluppo personale.
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