Il canale YouTube Film&Clips ha reso disponibile gratuitamente The Mangler – La Macchina Infernale, pellicola del 1995 diretta da Tobe Hooper, interpretata da Ted Levine e Robert Englund e tratta dal racconto di Stephen King dal titolo Il Compressore contenuto nella raccolta A Volte Ritornano.
Si racconta di una serie di incidenti, gravi se non addirittura mortali, che ruotano intorno ad un vecchio mangano di in una lavanderia industriale e dell’indagine che ne segue. Il pragmatico John Hunton, questo il nome del detective, dovrà accettare con stupore che il grosso macchinario è posseduto dal demonio.
Qui sotto trovate The Mangler, subito dopo dico due cose al volo volo. Leggetele solo se avete visto il film.
Tobe Hooper è il regista del fondamentale Non Aprite Quella Porta, di Quel Motel Accanto Alla Palude, Il Tunnel dell’Orrore, Poltergeist, Space Vampires.
Rispetto a questi suoi film The Mangler ha poco a che spartire per inventiva, cattiveria, rabbia e critica sociale, fama, ma c’è anche da dire che appartiene ad un altro periodo della sua carriera.
Pecca principale del film l’involontaria comicità generale, soprattutto nella parte finale quando Hunton (Ted Levine, Buffalo Bill de Il Silenzio Degli Innocenti) e il cognato -interpretato da Daniel Matmor- appassionato di magia esorcizzano il macchinario demoniaco, e del personaggio sopra le righe di Englund (il Freddy Krueger della saga Nightmare), dickensiano padre-padrone della lavanderia.
Non funziona affatto anche l’improvviso cambio di mentalità del protagonista da razionale al suo contrario.
Il film poi vuole essere una critica all’avidità umana e allo sfruttamento lavorativo e lo fa anche con accostamenti azzardati e fuori luogo come quando, seppur per pochi istanti, inquadra un paio di volte all’interno della fabbrica il cartello “labor makes you free” (foto qui sotto), traduzione dell’”Arbeit macht frei” dei campi di concentramento nazisti.
Va meglio quando capiamo che l’ingordigia di potere coinvolge tutti i più influenti membri della città in cui la vicenda si svolge. O è ancora più banale e scontato?
Ma insomma, non si salva proprio niente? Sicuramente le suggestive scenografie di Dave Barkham della fabbrica; i pochi ma buoni effetti speciali di makeup di Scott Wheeler; la metaforica simbiosi tra le protesi agli arti inferiori di Englund (anche se ricordano tanto quelle di Forrest Gump, uscito l’anno prima) e la macchina infernale; e la presa di coscienza del protagonista che contro il dio denaro alla fine si perde sempre. Una conclusione pessimista che da sola fa guadagnare un punticino al film.
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