Si sentono echi di Beetlejuice in Dark Shadows, sarà per la famiglia strampalata che abita Collinwood, per quei due mondi diversi, ma poi mica tanto, che si incontrano. Per le risate che questa convivenza comporta perché in un modo o in un altro questa unione porta colore, anche se la fotografia e le scenografie ci ingannano dicendoci il contrario. Barnabas Collins (Johnny Depp) per una maledizione di una strega innamorata di lui (Eva Greeg) perde la moglie Josette (Bella Heathcote), che si uccide buttandosi da un precipizio sul mare, e diventa un vampiro.
Rimasto prigioniero nella sua bara per due secoli viene ritrovato nel 1972. Finalmente libero si ricongiunge con i discendenti della sua famiglia: la rocciosa Elizabeth (Michel Pfeiffer) e sua figlia Carolyn (Chloe Grace Moretz), il maggiordomo Willie (Jackie Earle Haley), la strizzacervelli Julia (Helena Bonham Carter). A far da balia al problematico David (Gulliver McGrath) è appena arrivata da New York la nuova giovane tata Victoria fotocopia di Josette e a Barnabas gli parte la brocca. Altri problemi sono dovuti al fatto che la strega che lo ha condannato a vivere per l’eternità senza più il suo amore è ancora in circolazione, più bella e seducente che mai, sempre più stronza e pronta a tutto pur di avere Barnabas tutto per sé, esattamente l’opposto della semplice e pura Victoria/Josette.
E finché si tratta di conoscere i suoi nuovi parenti e di adattarsi al nuovo mondo, come dicevamo all’inizio, tutto funziona piuttosto bene. Barnabas è un pesce fuor d’acqua che si stupisce del fatto che esistano donne medico, che crede Alice Cooper una cantante, che spacca un televisore acceso perché non ne ha mai visto uno. Fino qui tutto bene.
Quando si tratta di portare avanti la storia vera, quella di una vendetta e del ricongiungimento di un amore, il film non è che zoppichi però si fa prevedibile perché troppo impostato secondo i canoni dei generi di appartenenza. Se poi a tal proposito si pensa che la sceneggiatura è stata scritta da Seth Grahame-Smith, l’autore di Orgoglio e pregiudizio e zombie e di La leggenda del cacciatore di vampiri, c’è da restarci piuttosto male.
In qualche modo Dark Shadows (ispirato alla serie tv ideata da Dan Curtis, un nome che ogni appassionato di horror dovrebbe conoscere) mostra ancora una volta un Tim Burton spaccato a metà: un artista (forse ancora) libero ma sceso a compromessi, capace di realizzare prodotti commerciali che a intermittenza sanno del vecchio lui quando improvvisamente cambiano strada, stupendoci.
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