L’esordio al cinema di Paolo Gaudio, un amabile nerd (o quasi, oserei dire un Jim Carrey nostrano) avvviene con un’opera che mescola clay motion e live action in una favola dark drammaticissima e sospesa. Paolo, classe 1981, è regista e sceneggiatore e nel 2003 si laurea in Filosofia all’UNICAL (Università della Calabria) mentre due anni dopo si diploma in regia cinematografica alla NUCT (Nuova Università del Cinema e della Televisione) di Roma.
Dopo l’esordio nell’animazione con Le Malinconiche Pene del Grom, un cupissimo corto in stop motion di vaga ispirazione Švankmajer, Gaudio viene assoldato da Domiziano Cristopharo per realizzare diversi inserti “passo 1” in molti suoi film (Bloody Sin, Doll Syndrome e la coproduzione francese Phantasmagoria) fino ad includerlo come regista autonomo nel collettivo P.O.E. 1 dove il nostro “Tim Burton” ci presenta una affascinante rivisitazione del Gatto Nero.
L’amicizia e la stima fra i due autori è forte, al punto che Gaudio vorrà Cristopharo come uno dei sorprendenti interpreti del suo lungometraggio di esordio: Fantasticherie di un passeggiatore solitario che collezionerà svariati premi in tutto il mondo fra cui:
Grand Prix du Festival | La Samain du Cinéma Fantastique (Nizza)
Best World Film | Boston Science Fiction Film Festival (Boston)
Audience Award | Fantastic Cinema (Little Rock)
Premio Mario Bava per la Migliore Opera Prima | Fantafestival (Roma)
Miglior Film e Premio speciale Antonio Margheriti | TOHorror Film Fest (Torino).
Il passo uno è una tecnica che sfrutta la cinepresa in modo da impressionare un fotogramma alla volta (o due a seconda del tipo di effetto che si vuole ottenere). Con questo processo è possibile produrre ad esempio cartoni animati, riprendendo composizioni di fogli lucidi oppure servendosi di pupazzi (fissi, snodabili, di plastilina, eccetera). È anche possibile realizzare film in tecnica mista, nonché effetti speciali: il passo uno è stato infatti impiegato in film come Cabiria e Scontro di Titani.
TRAMA: Tre personaggi di tre epoche (e mondi) diversi vengono uniti da un sogno di libertà e… da un piccolo capolavoro di letteratura: il libro incompiuto “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” capace di far avverare ciò che si sogna. Lo spettatore affronta un viaggio misterioso e senza tempo attraverso le aspirazioni, le sofferenze e le “fantasticherie” di un poeta, di un giovane studente e di un bambino sperduto nel bosco.
Saltano subito agli occhi 3 cose in questa opera:
1) la decisa impronta registica che, fra mirabolanti movimenti di macchina, tiene cura dei dettagli e segna precise indicazioni registiche nella recitazione; Gaudio “sfonda” i forti confini fra i segmenti che raccontano la complessa storia, amalgamando colori, epoche e tecniche cinematografiche diverse… riuscendo a far sembrare vivi personaggi in plastilina, e quasi cartoni animati quelli in carne ed ossa.
2) Le musiche di Sandro Di Stefano e Il Cristo Fluorescente (presi in prestito da Museum Of Wonders e Doll Syndrome di Cristopharo) che accompagnano con ipnotica malinconia tutto il film.
3) Gli effetti speciali e le animazioni… i primi a cura del David di Donatello per Il Racconto dei Racconti, Leonardo Cruciano, le seconde a cura di Gaudio e Francesco Erba.
Fra gli attori di Fantasticherie di un passeggiatore solitario spiccano l’istrionico Luca Lionello, la bravissima ed intensa Nicoletta Cefaly, lo stralunato e “circense” Edgar disegnato da Cristopharo e, oviamente, il protagonista (Theo) incarnato con delicatezza da Lorenzo Monaco.
Scrittura sofisticata quella di Gaudio, che racconta fra incastri e flashback tre disperati desideri di libertà e amore, che si incontrano nel commovente finale nel VACUITAS… ma quello, è un inizio o è la fine?
Incredibile esordio per un film dalla travagliata produzione – e gestazione – un esempio di coraggio ed originalità che dovrebbero tenere a mente tutti gli indie italiani; specie quelli che cercano di rifarsi a “questo e quello” sognando Hollywood (ma finendo a malapena nelle sale – vuote – in provincia di Vercelli).
Riferendosi al film, Paolo Gaudio stesso dice:
“È una favola sul senso di colpa e sul fallimento, nella quale ho provato a inserire tutti quegli aspetti che caratterizzano il mio cinema. L’evento assurdo o fantastico, per esempio, che arriva a sconvolgere la vita di persone comuni trascinandole all’interno di avventure impossibili o al cospetto di personaggi sopra le righe. Evento inaspettato e inspiegabile, che non conosce razionalità e non può essere realistico in alcun modo, soltanto credibile”.
Il regista ora collabora attivamente con la Rainbow CGI Academy allo sviluppo di un dipartimento di animazione stop motion.
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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