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[RECENSIONE] Triangle of Sadness (Ruben Östlund)

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Il potere. Il potere dei soldi, il potere del patriarcato, il potere dell’inutile. Il potere di un gruppo e di una classe sociale sulle altre. Il potere. Triangle of Sadness lo prende e lo rivolta come un calzino mettendo in evidenza contrasti e contraddizioni di una società complessa e spaccata.

E si ride. Soprattutto nella parte centrale, sulla costosissima nave da crociera per milionari dove sono ospiti anche la coppia di super modelli Yaya (Charlbi Dean*) e Carl (Harris Dickinson). E dove i ricchi fanno i capricci e i poveri lavoratori della barca devono assecondarli sempre.

È tutto sottosopra in Triangle of Sadness.

A partire dal rapporto di coppia tra i due giovani e belli, con lui in soggezione (per non dire peggio) con lei perché guadagna di più. Una strana coppia che, proprio per le sue caratteristiche, ben rappresenta la confusione che ogni stravolgimento porta con sé, ma anche la natura umana opportunista, ipocrita e prevaricatrice, contraddittoria. Tutti temi più che mai attuali, o meglio senza tempo, che stanno alla base di Triangle of Sadness.

Triangle of Sadness
Charlbi-Dean-Harris-Dickinson

In Triangle of Sadness, Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, viene fuori il peggio della natura umana.

Quella prepotente e prevaricatrice, impossibile da controllare, ma anche quella che dorme e ci smaschera come “ciechi che, vedendo, non vedono”, citando Saramago.

Tutto si scombussola in poco tempo. All’inizio per finta, sulla nave, ghiribizzo della ricca Vera (Sunnyi Melles, nella locandina in basso) che decide di obbligare tutti i lavoratori della barca a farsi un bagno rilassante durante il loro orario di lavoro. Poi ci si mette una cena elegante col Capitano ubriacone Woody Harrelson nel bel mezzo di un mare che più agitato non si può, poco dopo un attacco piratesco.

Sull’isola del terzo atto il capovolgimento diventa concreto nel piccolo gruppo superstite. Si ribaltano le dinamiche (con echi da Travolti da un insolito destino) e vengono fuori Tartufi e comportamenti spregiudicati con la comparsa della figura dell’inserviente Abigail (Dolly De Leon) che diventa presto leader (avendo lei senso pratico a differenza degli inutili ricchi).

E se tutto si ribalta, sovverte e sconvolge, nel film scritto e diretto da Ruben Östlund, niente in realtà cambia perché ci sarà sempre qualcuno sopra qualcun’altro per nulla disposto a cedere il potere. Ne esce una satira spietata in cui le dinamiche interpersonali-sociali si dividono tra situazioni sotterranee e altre palesi.

Si ride. A volte di gusto, a volte amaramente sempre però mantenendo una tensione emotiva alta che culmina nella corsa finale di Carl dall’esito sospeso.

Triangle of Sadness di Ruben Östlund è distribuito nelle sale da Teodora Film.

*: prematuramente scomparsa poco dopo i giorni di Cannes a causa di un malore improvviso.


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