Lucio Fulci è un po’ come Nicola Nocella, l’attore che lo impersona in Fulci For Fake: il documentario su di lui diretto da Simone Scafidi. Col trucco e senza trucco vedi due persone completamente diverse: una faccia che ne nasconde un’altra. Un’intuizione che ci aiuta a capire la complessità del regista di Paura nella città dei morti viventi, L’aldilà, Lo Squartatore di NY e Quella Villa Accanto al Cimitero e l’impossibilità, dunque, di dargli dei contorni netti.
Le interviste alle figlie Camilla ed Antonella, Enrico Vanzina, Fabio Frizzi, Michele Soavi, Paolo Malco, Sergio Salvati, Berenice Sparano, Sandro Bitetto, Michele Romagnoli e Davide Pulici aiutano a delineare la sua figura ma solo parzialmente perché Fulci non era solamente quello da loro raccontato ma anche altro. Come suggerisce Antonella più dei ricordi, delle testimonianze, a volte divertenti altre strazianti, è grazie alla visione e analisi dei suoi film che possiamo avvicinarci a capire chi era veramente.
Fulci era e resta un mistero: un uomo e artista capace di essere tutto e il contrario di tutto, burbero e gentile, incredibilmente diretto ma anche sfuggente, misogino ma anche no, disastroso per alcune cose pratiche e capacissimo per altre. E sfortunato, parecchio sfortunato, altro tassello importante se si vuole provare ad esplorare la persona e il personaggio.
Fulci for Fake non ha la presunzione di delineare dunque il ritratto definitivo del regista romano e la scelta di Scafidi di imboccare una strada fatta anche di bugie e finzione è azzeccata per farsi largo nel ginepraio.
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