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[RECENSIONE] La fiera delle illusioni – Nightmare Alley (Guillermo del Toro)

Guillermo del Toro con La Fiera delle Illusioni – Nightmare Alley abbandona i territori del fantastico (Il Labirinto del Fauno, La Forma dell’acqua) per raccontare la storia di un mago della truffa che, negli anni intorno al secondo conflitto mondiale, si spaccia per veggente. Non solo provinciali spettatori del luna park in cui lavora ma, più in là, una volta raggiunto il successo nelle grandi città, anche facoltosi dal cuore spezzato o carichi di sensi di colpa. Nel passaggio entra in gioco una psichiatra e si scivola sempre più nel noir.

Due personaggi, il truffatore Stanton Carlisle (Bradley Cooper) e la dottoressa Lilith Ritter (Cate Blanchett), diversamente bastardi fino al modollo, con conseguente attrazione fatale. Si stimano, si seducono, si ingannano.

Perché ne La Fiera delle Illusioni si parla di inganni, manipolazioni, raggiri. Atti spregievoli fatti per il solito spregievole interesse economico, ma anche per riscattare (e rimuovere) una vita di calci in bocca, povertà, frustrazioni. Carlisle non si accontenta della fiera itinerante che lo accoglie senza farsi (e fargli) domande sul suo passato. Avido e arido scopre di avere un talento nel dominare gli altri attraverso la manipolazione delle loro paure, alimentando così le loro speranze illusorie. Potere sugli altri e denaro vanno di pari passo e diventano un buco nero che inghiotte chi ne abusa, nonostante gli avvisi di Zeena (Toni Collette) e di Molly (Rooney Mara). E come in tutti i noir i conti, una volta svalicato il limite, quanto prima si pagano e tutti i nodi vengono al pettine. Moralismo, karma, chiamatelo come volete.

Nightmare Alley è un bell’esercizio di stile che dimostra ancora una volta la bravura di Guillermo del Toro. Si avverte però la sua non totale partecipazione emotiva. Sarà perché manca l’agnello sacrificale, il personaggio di punta indifeso e innocente tra le pagine della Storia.

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Fonte: Searchlight Pictures Italia.

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