Esco dalla sala di Freaks Out con la sensazione di aver preso una fregatura.
E sono diverse le ragioni di questo inganno. Il meno grave probabilmente riguarda i quattro freaks protagonisti. Matilde, Cencio, Fulvio e Mario. Interpretati da attori truccati da “fenomeni da baraccone” o peggio che interpretano persone normali ma con poteri paranormali nascosti. Eccetto Giancarlo Martini, affetto da nanismo. Tutto molto lontano dallo spirito di Tod Browning e il suo film maledetto che gli costò la carriera, ma decisamente meglio che nel film Brutti e Cattivi (2017) con Santamaria senza gambe “asportate” in CGI.
È già più grave la prevedibilità della sceneggiatura che Nicola Guaglianone e Gabriele Mainetti hanno scritto. Una storia telefonata pur nella sua riscrittura della Storia, quella dell’occupazione nazista italiana dopo l’armistizio di Badoglio del 3 settembre 1943. Perché Freaks Out rielabora quelle vicende ma solo per modo di dire, senza il coraggio di Bastardi Senza Gloria con l’uccisione di Hitler nel teatro parigino di Shosanna. Le rielabora mettendo dentro i quattro freaks e i loro suerpoteri il cui unico scopo è riunirsi e ritrovare il loro amico ebreo Israel.
Chi vuole cambiare la storia ma non ci riesce è il quinto “mostro”, Franz: nazista con sei dita per mano, virtuoso del pianoforte che si sfonda di etere ed ha visioni dal futuro sull’imminente fine di Hitler e del terzo reich. Il personaggio di Franz (interpretato da Franz Rogowski) non funziona, soprattutto i suoi eccessi da fulminato, le sue faccette. Franz non affascina e la sua condizione di freaks non ci fa empatizzare con lui nenanche per un momento. Né simpatico né antipatico, un personaggio senza sfumature insomma.
Freaks Out dà inoltre la sensazione che Gabriele Mainetti, dopo Lo Chiamavano Jeeg Robot, si sia un po’ montato la testa.
Sono le due autocitazioni nel corso del film a farmelo pensare, il botto più grande di tutti i botti, o giù di lì, pronunciato da uno dei personaggi, e il Jeeg Robot nei titoli di coda tra i disegni che Franz realizzava da fatto.
Una eccessiva fiducia in sé che ritroviamo nella troppo lunga battaglia finale in cui i protagonisti, insieme a un gruppo di partigiani guidati dal gobbo Max Mazzotta, fanno il culo ai nazisti fermando un treno diretto verso un campo di concentramento.
Pare che non funziona nulla. No, non è così.
Ci sono anche dei pregi, a cominciare dalle due ore e venti che volano.
I quattro protagonisti poi sono disegnati bene, i loro dialoghi e battibecchi divertono. La ferocia nazista è ben rappresentata da alcune uccisioni brutali e improvvise. La sequenza di Matilde che sclera con Mazzotta, che le fa un po’ da mentore, coinvolge emotivamente.
Si apprezzano infine gli effetti visivi che nel rappresentare i poteri dei cinque, in particolare di Cencio, Matilde e le visioni di Franz, distraggono anche dai difetti di un film che sembra accontentarsi di un compitino ben eseguito e parecchio paraculo.
Freaks Out è distribuito nelle sale italiane da 01 Distribution.
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