Gabriele Albanesi al terzo film, dopo Il Bosco Fuori e Ubaldo Terzani Horror Show, con Bastardi a mano armata omaggia le storie criminali che tanto andavano forte nel nostro cinema e che stanno in qualche modo tornando come si è visto anche in recentissimi titoli come Cobra Non è, Calibro 9, Il talento del Calabrone.
Fernando Di Leo in particolare sembrerebbe essere più di altri il punto di riferimento del passato anche per quel che riguarda Bastardi a Mano Armata, che prende spunto dal suo tardivo Vacanze per un massacro. Tra gli artefici di questa nuova ondata di storie malavitose c’è il produttore e sceneggiatore Gianluca Curti, già a fianco di Albanesi nel suo secondo lungometraggio.
Si racconta (alla sceneggiatura oltre Albanesi e Curti ha collaborato Luca Poldelmengo) una storia di venedetta con un tizio nel mezzo a fare da inconsapevole pedina, apripista e scudo umano. Si parla di orgoglio, di rancore che cresce dentro fino a corrodere il cervello per diventare follia. “Follia” come il titolo statunitense del film di Di Leo, dal quale però Gabriele Albanesi si allontana per imprimergli la sua impronta.
Azzeccato il cast che vede Marco Bocci (già protagonista -non troppo convincente- del citato Calibro 9 di Toni D’Angelo, film prodotto sempre da Curti), Peppino Mazzotta (nel cast de Il Commissario Montalbano), Fortunato Cerlino (Gomorra, il film e la serie) e Amanda Campana (la figlia della coppia). Lei la vedremo (speriamo presto) ne Il Mostro della Cripta, il nuovo lungometraggio di Daniele Misischia con Pasquale Petrolo (Lillo) e Chiara Caselli. Fa il suo debutto in Italia la carioca Maria Fernanda Cândido, perché il film è una co-produzione italo-brasiliana.
Si parla anche di famiglie disfunzionali, di reti sociali (o social network che dir si voglia) e dei loro pericoli. Di superficialità umana che rischia di diventare stupidità. Di vizietti impossibili da levare per la forte dipendenza che dànno.
In Bastardi a Mano Armata si parla di menzogne e di ipocrisie, veri ingranaggi fondamentali non solo nelle vite criminali. Il che garantisce un certo numero di colpi di scena al film.
Si ragiona sugli strani meccanismi interpersonali che si vanno a creare nelle situazioni di tensione. Il tutto raccontato con una certa spericolatezza, cercando di dare (non sempre con successo) la giusta misura alle esagerazioni, agli equilibri tra violenze e ironia, azione e dialoghi.
Novanta minuti piacevolmente barocchi e cattivelli e con un finale che pare felice ma non lo è. Perché sembra liberare il protagonista dalle sue colpe, riscattarlo, ma in realtà lascia fuori (campo, tempo) il suo destino segnato.
Bastardi a Mano Armata ha aperto l’ultima edizione del Noir In Festival. Dall’11 febbraio è disponibile su diverse piattaforme.
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