È un film fuori dal tempo Megalopolis di Francis Ford Coppola. Lo è come i due protagonisti capaci addirittura di manipolarlo, lo è la metropoli in cui vivono divisa tra ricostruzioni dell’antica Roma e nuove tecnologie.
Una New York/New Rome divisa tra patrizi e plebei. Una città piena di contrasti ma sarà proprio da questi che si accenderà la miccia, forse risolutiva, per il futuro di una umanità ancora e sempre più allo sbando: dalla imprevista e indivisibile unione tra le due fazioni elitarie che a distanza si detestano detenendo il potere. Famiglie che si contrastano (o addirittura odiano) anche al loro stesso interno.
Come nelle tragedie classiche, come nei noir.
C’è la femme fatale Wow Platinum (Aubrey Plaza), vamp manipolatrice assetata di potere che non accetta viali del tramonto e pensa ad un Piano B con sfacciato opportunismo manipolatorio.
E c’è per l’appunto il tempo, elemento cardine del noir (e del cinema in generale), che i due distanti ma sempre più vicini protagonisti Cesar (Adam Driver) e Jiulia (Nathalie Emmanuel) riescono magicamente a fermare. Il tempo futuro in cui la vicenda si svolge, un’epoca distopica che attinge dal passato senza però realmente conoscerlo tant’è che ne ricommette anche gli errori. Il tempo passato che tormenta il protagonista con i sensi di colpa per il suicidio della moglie. C’è poi la lunga resistenza al tempo del Megalon, il materiale di costruzione che fa vincere a Cesar Catilina il Nobel. Un tempo che è in qualche modo agli sgoccioli per ogni personaggio e per la stessa città, minacciata dal rientro di un satellite russo, da una folla sul punto di esplodere.
Appunto, la folla che poco o niente conta, subisce, si rivolta, inneggia e cambia subito preferenze scatenando la sua ira e frustrazione su chi fino a poco fa aveva sostenuto, innescando una situazione a metà tra Capital Hill e Mussolini.
Perché quando c’è avidità si farà sempre una brutta fine prima o poi, soprattutto se dal passato non si è imparato nulla e non se ne vuole uscire. Che è un po’ la trappola in cui finisce Elisabeth Sparkle di The Substance.
L’architetto Cesar Catilina a differenza del suo quasi omonimo romano Lucio Sergio non è corrotto e non si fa corrompere, non è maniaco del potere e non prepara complotti ma li subisce. È solo parecchio megalomane, come la città che vuole costruire, il suo grandioso sogno utopistico.
Cesar Catilina con la sua folle visione del mondo è quindi più vicino ad essere l’alter ego di Francis Ford Coppola: l’unico che ha creduto in Megalopolis, solo contro tutti.
C’è tanta carne al fuoco, questo è sicuro: tra complotti di famiglia, fantascienza distopica e apocalittica, tragedie e drammi di vario tipo, situazioni da film sentimentale, da thriller, elementi da noir. Il racconto di questo caos ogni tanto rallenta ma mai si inceppa. Il risultato è quindi un film nella media con i suoi pregi e difetti, che non entusiasma ma che non è neanche la grande fregatura del 2024. Povere Creature! è stato peggio, per dire. Alien Romulus è stato una fregatura. Per non parlare del film che ha chiuso male il 2023, ovvero L’Esorcista il credente. Tre registi molto più giovani di Coppola ma già completamente (due di loro al 100%) ammansiti e appiattiti.
Megalopolis di Francis Ford Coppola è distribuito nella sale da Eagle Pictures.
Fondatore e amministratore del sito.
Contatto: robertojuniorfusco@klub99.it
Lascia un commento