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[RECENSIONE] The Substance (Coralie Fargeat)

C’è un aspetto del personaggio protagonista di The Substance che la regista e sceneggiatrice Coralie Fargeat racconta con la sospensione dell’incredulità.

E non stiamo parlando della sua sempre più estrema trasformazione fisica perché lì siamo già avanti rispetto ai momenti narrativi che invece qui ci interessano.

Elisabeth (Demi Moore) e il suo clone Sue (Margaret Qualley) ancor prima di trasformarsi nel fragile mostro che è sempre stato già faceva cose incredibili e impensabili per come ci è stato presentato il personaggio.

Grazie alla sua determinatezza nel voler ripartire per non sparire definitivamente, tornare in qualche modo indietro nel tempo, la stella in declino riesce a fare cose che non ci si aspetterebbe come costruirsi da sola una stanza segreta nel bagno, o operare alla stregua di un medico-infermiere praticando iniezioni, punti di sutura. Lei che poco prima controvoglia si abbassava per passare sotto la serranda ed entrare nella clinica segreta che le propone The Substance.

Supera sorprendentemente alcuni suoi limiti ma non riesce a fare altrettanto con le sue paure, le sue fragilità che le impediscono di uscire con il gentile compagno di classe Fred (Edward Hamilton-Clark). Un appuntamento che buca saltando probabilmente la sliding door della sua salvezza.

La scena in cui lei si trucca e strucca di continuo (foto sopra) nella sua semplicità racconta sia le sue insicurezze sul suo aspetto ma anche la sua ribellione a queste. Una lotta con sé stessa.

Coralie Fargeat con The Substance racconta la maschilista, superficiale, società dello spettacolo (qui rappresentata da Dennis Quaid) che fa volare (prima) e precipitare (poi) non appena si esce fuori dai canoni (di età, bellezza). E lo fa senza giri di parole. Arriva dritta al succo della storia, al motore, al suo personaggio e a tutto ciò che rappresenta, in modo chiaro e didascalico, sin dalla sequenza iniziale (foto sotto) che in un minuto descrive l’arco temporale di una carriera in quello spietato mondo.

Una foglia morta sulla Walk of Fame preannuncia la fine della stella Elisabeth Sparkle nel film The Substance.

Elisabeth non ci sta a quella fine, non è preparata alla caduta e sceglie la soluzione più pericolosa. Rischio che non deriva dal fatto che si sottopone ad un rimedio medico segreto, sperimentale, probabilmente illegale, che la fa trasferire sette giorni sì e sette no in un corpo più giovane (e quindi più bello) fatto col suo DNA. L’inganno non sta neanche nel fatto che nessuno sa (e mai sospetterà) che Elisabeth e il suo fresco alter ego Sue sono la stessa persona. La vera minaccia sta nel fatto che Elisabeth rifiuta di essere la responsabile delle (sconsiderate) azioni che compie quando indossa il corpo di Sue. Si sabota ingannando sé stessa per prima. E come già faceva davanti lo specchio continuerà a lottare con sé stessa.

The Substance arriva dritto al punto senza metafore, allegorie. Cosa che farà storcere il naso a chi ama le figure retoriche. Dritto in faccia spingendo però sempre più l’acceleratore sulla sospensione dell’incredulità, fino all’esageratissimo finale grottesco, divertente, patetico, sgangherato come la protagonista, ennesima vittima di un mondo frivolo che ciclicamente crea e distrugge.

The Substance di Coralie Fargeat è distribuito nelle sale da I Wonder Pictures.


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