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[RECENSIONE] Alien Romulus (Fede Alvarez)

In questi anni (oramai lustri, decadi) di “morìa delle vacche” delle idee delle grosse case di produzione in cui tutto deve essere rifatto, azzerato, allungato, L’Alien Romulus di Fede Alvarez si inserisce alla grande non aggiungendo niente di nuovo ad una delle saghe più importanti della fantascienza moderna.

Peccato. Dispiace perché l’uruguaiano Fede Alvarez e il suo conterraneo sceneggiatore Rodo Sayagues avevano debuttato ad Hollywood col botto nel 2013 realizzando il reboot del cult horror La Casa di Sam Raimi inventandosi un finale apocalittico davvero notevole.

Questa volta i due non fanno un remake del primo film di Ridley Scott (qui produttore insieme a Walter Hill, altra mente dietro al franchise) ma un suo seguito. Anzi, il glossario cinematografico definisce interquel quel titolo che si colloca tra il primo e il secondo capitolo di una saga, va be’…

Un seguito però in cui si ritorna su un’astronave, come nella pellicola di Scott. Che a voler essere banali è il primo grande segnale che qui non ci sono ad aspettarci grosse novità. Un sequel, o meglio un interquel, che in realtà è remake.

Alien Romulus rifà e si rifà a quel film ma omaggia al contempo tutta la saga.

Nella riproposta della stessa situazione del film di Scott, Alien Romulus inserisce un gruppo di giovani protagonisti, precari, sfruttati, che non hanno nulla da perdere e per questo finiranno in un bel guaio. Un gruppo di ragazzi senza una guida, un qualche adulto che gli faccia da mentore, allo sbaraglio.

Questi eroi perduti nel fiore dell’età però non vengono approfonditi e sviluppati, soprattutto in riferimento al dramma delle loro esistenze da sempre segnate.

L’assenza di un mondo adulto, di una famiglia, viene un po’ fuori nel rapporto tra Rain (Cailee Spaeny) e l’androide difettoso Andy (David Jonsson) da lei considerato un fratello.

Alien Romulus rifà Alien e anche gli altri della saga, ma Alvarez (per quanto bravo) non è Scott, non è nemmeno Cameron o Fincher o Jeunet. Sono davvero pochi i momenti di regia esaltanti, ansiogeni o che fanno sobbalzare per la loro bellezza ed efficacia.

Un’occasione perduta smentita però dai risultati al botteghino: solamente in Italia il film ha incassato per ora più di 2 milioni e 100 mila euro (fonte coomingsoon.it), segno che la politica del tornaconto di Disney Company-20th Century Studios funziona alla grande. Siamo proprio spacciati.


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