Chimera (t.o. Braid) è il lungometraggio d’esordio datato 2018 scritto e diretto dalla torinese (da anni a New York) Mitzi Peirone.
Si racconta di due giovani e belle spacciatrici (Sarah Hay e Imogen Waterhouse) che fuggite ad una retata si rifugiano a casa di una loro sciroccata amica d’infanzia (Madeline Brewer) la quale nasconde da qualche parte, nella sua immensa casa di campagna, un bel gruzzoletto che la coppia vuole rubarle per ripagare lo spacciatore creditore.
Chimera di Mitzi Peirone sta su un sottilissimo filo del rasoio.
Sospeso tra i due mondi della follia e della lucidità, tra passato e presente, il film si muove così anche tra una grammatica più accademica ed un’altra lisergica ed onirica, decisamente meno convenzionale.
Chimera si immerge sempre più nel mondo isolato e protetto di Daphne.
Nelle bugie delle tre e del loro gioco infantile dove interpretano i ruoli della mamma, del dottore e della bambina discola.
Una menzogna per seppellire il passato, per mascherare inutilmente quello che è evidente.
Anzi, in qualche maniera Chimera pare volerci dire che la vita è tutta una recita e sono tanti i personaggi che interpretiamo. Lo sanno bene, e ce lo dimostrano, le due spacciatrici-ladre Petula e Tilda. Fuori e dentro i ruoli che il gioco con Daphne prevede, assecondano la sua pazzia per raggirarla quando sono fuori dai ruoli. Le sfumature tra i due mondi andranno sempre più assottigliandosi fino a fondersi in un delirio collettivo, globale, pandemico, quasi in un unico personaggio unito dalla treccia del titolo originale.
Mitzi Peirone va inserita tra le novità più interessanti degli ultimi anni e non vedo l’ora di poter vedere il suo nuovo film Saint Clare, da poco proiettato (il 12 luglio) in anteprima al Taormina Film Festival.
Guarda, noleggia, acquista Chimera di Mitzi Peirone.
Curiosità: il film è stato girato nella stessa villa del film I Tenenbaum (2001) di Wes Anderson.
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