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[RECENSIONE] Cane che abbaia non morde (Bong Joon Ho)

Esce il 27 aprile nelle sale, grazie a PFA Films e Emme Cinematografica, Cane che abbaia non morde: il film esordio datato 2000 di Bong Joon Ho, futuro regista del pluripremiato Parasite.

Un debutto che vede protagonisti un ricercatore universitario frustrato e una giovane amministratrice di condominio. Il primo perde la testa e uccide i cani che con il loro abbaiare nel palazzo lo mandano ai matti; la seconda lo scopre, anche se non riesce a identificarlo né fermarlo. Come se non bastasse la compagna del ricercatore un giorno si presenta in casa con un cagnolino appena acquistato.

Il mondo raccontato da Bong Joon Ho in Cane che Abbaia non morde mostra una umanità (quasi) del tutto irrecuperabile, divisa nettamente per classi sociali, dal conto in banca, tra chi vive di espedienti, esasperato, di nascosto, invisibile e chi invece la vita se la gode apertamente. Il divario non porta ad una lotta di classe, ma ad una guerra tra poveri che aumenta ancor di più la distanza.

E c’è ironia in questo ritratto al vetriolo della surreale società sudcoreana, rafforzata da una regia che si diverte a prendere in giro lo spettatore, attenta a cogliere gli inganni delle apparenze, l’assurdità della realtà. Un mondo assurdo e violento in cui per alcuni l’unica possibilità per sopravvivere è un colpo di fortuna oppure scendere senza ritegno ancora più in basso.

Sono temi che in Cane che Abbaia non Morde escono fuori gettando le fondamenta della poetica del futuro regista della Palma d’oro 2019 Parasite.


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