C’è del coraggio nell’italiano Anatar. Un film che mescola uno spirito parodistico-demenziale (che prende di mira il blockbuster Avatar e il suo recente sequel) ad altri codici e generi tirando fuori qualcosa di particolare anche se non riuscito.
Funzionano meglio le parti divertenti con ambizioni qua e là anche satiriche. Sia sull’astronave aliena, che strizzano l’occhio al fondamentale Balle Spaziali, che quelle ambientate nel mondo-paese abitato da persone incredibilmente stupide, buzzurre. Non tutte le gag procedono bene, soprattutto quelle “fisiche” che in alcuni casi dànno la netta sensazione di essere state studiate poco. Il vero problema del film è un altro.
Dall’astronave scende sulla Terra (o Pandoro, o quel che è), in pacifica perlustrazione, una principessa anatra camuffata da umana. E incontra in un paesino Germano, il pesce fuor d’acqua del posto, lo zimbello di tutti perché dotato di intelletto e sentimenti.
Due solitudini ed eccentricità che si incontrano, si piacciono, ma è qui che Anatar zoppica davvero.
A non funzionare è la loro storia, l’accostamento-accoppiamento dei due personaggi, l’equilibrio giusto nel raccontare tra il serio e il comico il loro amore nascente. Peccato perché i due attori Azzurra Rocchi e Raffaele De Vita (interprete anche dello scienziato anatra) sono indubbiamente bravi.
È da apprezzare l’esperimento, anche per la furbata di farlo uscire vicino all’attesissimo Avatar 2 di James Cameron*. Ma che qualcosa non ha funzionato lo si capisce anche dal fuggi fuggi che c’è stato tra regista e sceneggiatori, spariti dai titoli. Peccato.
*: Data poi posticipata al prossimo anno.
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