Titane, il discusso film di Julia Ducournau vincitore dell’ultimo festival di Cannes, è la storia di due solitari poveri pazzi che il destino fa incontrare per lenire le loro sofferenze. Alexia e Vincent, ballerina in un lurido salone per auto lei, pompiere senza più stimoli per vivere lui, da quando il figlio è sparito nel nulla parecchi anni prima.
Due solitudini che si uniscono per farsi forza, che diventa il racconto di come sia importante andare incontro all’altro abbattendo la puzza sotto al naso, gli ostacoli. Magari per un iniziale opportunismo egoista, ma fondamentalmente per un reale bisogno di sentimenti.
Titane attraverso una storia implausibile, e difficilmente raccontabile, ritrae il nostro tempo meglio di tantissimi film di stampo realista.
Il tanto chiacchierato sesso con la Cadillac che fa restare Alexia incinta, così come la sua trasmigrazione da un sesso all’altro (sono provocazioni che) stanno a significare che etichettare le persone (ma anche i film) non ha davvero più senso nel nostro tempo. Dice anche che è giunto il momento per l’umanità di fare un passo avanti, di evolversi. E Alexia (Agathe Rousselle) che incinta di un’auto trasmuta in Adrien è il mezzo, anzi è Gesù, come dice Vincent (Vincent Lindon) ai suoi sottoposti. Gesù e Maria, aggiungo io.
Il film vuole quindi mostrarci una nuova strada; un nuovo punto di vista che, caro Moretti, non contempla i pregiudizi. La sua storia e i suoi personaggi vanno presi per quello che sono e ce lo ricorda nel film anche Caterina Caselli. Un percorso doloroso ma che attraversa gli stati d’animo e interseca i generi (di qualsiasi tipologia essi siano) fino ad annullarli.
Che sto dicendo? Non lo so mica.
Sicuro però che Titane non è un film su una vendetta, su una psicopatica assassina. E c’entrano pochissimo o nulla Cronenberg, men che mai Tsukamoto e tutti gli altri nomi tirati in mezzo tanto per.
È un film che va per una strada tutta sua e che non somiglia a niente di visto in precedenza. Racconta di corpi in mutamento, di quanto siano importanti i sentimenti, sia cattivi che buoni, e di quanto sia difficile dare dei contorni netti anche a quei concetti. Ci ricorda che quando si ha bisogno di amare non si bada ai difetti, anzi. Di come il buffo e il triste spesso nella vita vadano di pari passo.
Titane proprio per la sua indefinibilità, per la storia che ricorre all’uso di simboli e metafore, spiazza chi ha bisogno di vecchie certezze fatte di percorsi narrativi già visti e rivisti. Restare indifferenti al suo potente vortice è però impossibile.
Titane di Julia Ducournau è distribuito in Italia da I Wonder Pictures.
Fondatore e amministratore del sito.
Contatto: robertojuniorfusco@klub99.it
Lascia un commento