La Terra dei figli è un film diretto da Claudio Cupellini liberamente tratto dall’omonimo fumetto di Gipi.
In un imprecisato futuro, che ovviamente riusciamo già a vedere, gli uomini vivono nella violenza. Tutto quello che si faceva prima del punto zero adesso non si fa più. Vivere con la nostalgia di quel passato non è consigliato per non crollare psicologicamente. Adesso conta solo la sopravvivenza, costi quel che costi. I sentimenti vanno messi da parte, farsi venire scrupoli di coscienza potrebbe risultare fatale.
In questo clima ostile post apocalittico un padre (Palo Perobon) educa il figlio adolescente (Leon de la Vallée) all’anaffettività. La morte del genitore darà il via alla crescita del ragazzo. Con la sua dipartita il giovane prende possesso del suo diario e andrà in giro alla ricerca di qualche adulto che sappia leggerlo. Perché in questo futuro barbarico saper leggere e scrivere non è affatto importante. Vagherà per dei luoghi paludosi senza sole, abbandonati, in rovina, che ben rappresentano il crepuscolo dell’umanità, il suo marcire.
La Terra dei Figli è un film cupo ma che elogia la vita, i buoni sentimenti e il ricordo di essi.
Vita che va a braccetto con la morte, sentimenti come unico motore per andare avanti (e vivere) contro il degrado.
Fondamentali in questo senso sono i due unici abbracci che si vedono nel film. Il primo è tra il ragazzo e la cieca interpretata da Valeria Golino e che il giovane non contraccambia (se ben ricordo) ma neanche respinge, come se non sapesse cosa sia un abbraccio. L’altro tra lui e Maria (Maria Roveran), la ragazza che incontra a un certo punto del suo viaggio, solo che questa volta è proprio lui a cercarlo, oramai evoluto, maturo, rinnovato, umano. Tra questi due ce n’è un altro, forse il più importante di tutti anche se non lo vediamo. Lo racconta il padre del ragazzo attraverso il suo diario dei ricordi, letto per lui dall’aguzzino Valerio Mastandrea.
!!!Allarme Spoiler!!!
Le parole sul diario smuovono il boia -corroso da diversi sensi di colpa (di nuovo i sentimenti)- a liberarsi dal ruolo sacrificando la sua vita (di nuovo la morte) per regalare la libertà ai giovani. Ed è quel ricordo custodito gelosamente a smuovere anche il ragazzo che di lì a poco infatti abbraccerà contraccambiato Maria dopo averla persa e ritrovata. Di fronte alla sua apparente morte il ragazzo reagisce in maniera diversa rispetto a quando aveva scoperto il corpo senza vita del padre. Perché nel frattempo ha capito cosa è il vuoto incolmabile che la morte porta con sé, ha fatto riaffiorare i buoni sentimenti che il padre gli aveva soppresso per proteggerlo.
!!!Fine Spoiler!!!
Non tutto funziona bene. A partire proprio da quel finale furbetto -per come è enfatizzato- che non nasconde la quota produttiva di mamma Rai. E non convincono neanche alcune aggiunte* rispetto al fumetto di Gipi: la cecità della strega, la caratterizzazione del capo dei cattivi. Il film inoltre opta per un linguaggio parlato più tradizionale, sopprimendo quello sgrammaticato e influenzato dal mondo dei social network (che furono) immaginato dal disegnatore. Ma è un film che rispetta il suo spirito e i suoi ritmi, procedendo secondo tempi dilatati e inesorabili.
La Terra dei Figli di Claudio Cupellini è distribuito nelle sale da 01.
*: la sceneggiatura è di Cupellini, Guido Iuculano e Filippo Gravino.
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