Massimo Dallamano (Che cosa avete fatto a Solange?) mescola il giallo con il poliziottesco nel 1974. Il risultato è lo splendido La Polizia Chiede Aiuto (titolo inglese molto più in stile col lavoro del regista era What Have They Done to Your Daughters?) dove con pochi timori e pudori si racconta una malatissima e sanguinosa storia di baby squillo.
Tutto parte con l’agghiacciante ritrovamento del cadavere di una adolescente impiccata in una soffitta. Dall’ipotesi del suicidio si passa subito a quella dell’omicidio e i fili rossi da tirare per sbrigliare la matassa si riveleranno pregni di umori malati e corrotti.
Uno spaccato di una Italia socialmente e politicamente allo sbando (già allora) con istituzioni e famiglie sane solo nella facciata.
E si parla di rapporti anali, stupri con bottiglie. Il sangue, come s’è già detto, scorre a profusione e i riferimenti sessuali sono espliciti anche laddove solo ascoltati in audio terrificanti.
Dallamano è un maestro ingiustamente sottovalutato in Italia, così come sottovalutato è questo film, davvero fra i meno noti delle sue produzioni. La causa è sicuramente la scabrosità del tema, ma… evviva gli anni ’70 dove si potevano realizzare film così spericolati senza scadere nella paura degli attacchi dei moralisti da tastiera di oggi.
La colonna sonora si basa quasi esclusivamente sul tema potente e portante di Stelvio Cipriani (Incubo sulla città contaminata, Anonimo Veneziano).
Il look dell’assassino è vincente e nella sua semplicità crea un personaggio fortissimo che sarà in seguito scopiazzato da altri (anche in Nightmare Beach di Lenzi ad esempio). Come ci fa notare Massimiliano Schiavoni su quinlan.it “Dallamano gioca contro il genere, riducendo al puro anonimato la convenzionale enfasi sull’identità dell’omicida. Vi è un solo dato che emerge con forza da quel casco sfilato via dalla testa: la giovane età dell’assassino”.
La polizia chiede aiuto è destabilizzante e lascia l’amaro in bocca anche nel bellissimo finale che ci mostra una giustizia comunque con le mani legate di sapore quasi pasoliniano.
Il cast, raffinatissimo e misurato nella recitazione, è composto da grandi nomi dell’epoca: Claudio Cassinelli (Murderock), Giovanna Ralli, Mario Adorf (La corta notte delle bambole di vetro). Ma è proprio la bellissima Ralli (due Nastri d’argento e un globo d’oro alla carriera) che – estranea al genere- regala un personaggio sfaccettato e drammaticamente convincente.
La critica dell’epoca dice:
“[…] Al di là della denuncia in riferimento all’impossibilità, nel nostro paese, di gestire il potere, il film si lascia apprezzare, soprattutto, per il suo contenuto avventuroso svolto com’è in chiave classica di “giallo”. Massimo Dallamano ha diretto con mano molto agile ben sfruttando i non pochi motivi di interesse insiti nella trama e ottimamente caratterizzando i personaggi […].”
Il Messaggero – 12/08/1974
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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