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Unico Indizio la Luna Piena la locandina di Enzo Sciotti

[RECENSIONE] Unico Indizio la Luna Piena (Daniel Attias)

Quattro anni dopo il divertente cult Un Lupo Mannaro Americano a Londra di Landis, il cupo L’Ululato di Dante e solo un anno dopo il poetico capolavoro di Jordan In Compagnia dei Lupi, Dino De Laurentiis decide di continuare a cavalcare l’onda della licantropia con questo ambizioso progetto scritto da Stephen King ed ispirato a un suo romanzo breve del 1983 uscito in Italia con il titolo di Unico Indizio la Luna Piena.

Il romanzo (Cycle of the Werewolf nell’edizione originale) è strutturato sotto forma di un calendario, (inizialmente doveva essere solo quello, quindi con spazio limitato per i testi… e questo spiega il perché nel romanzo tutto è abbozzato e poco sviluppato) dove per ogni mese c’è un capitolo ed un’illustrazione. In Italia non viene più stampato dal lontano 1991, fu la Salani a pubblicarlo per l’ultima volta.

Unico indizio la luna piena non spicca nella vasta produzione di King, ma per i collezionisti italiani è diventato quasi un oggetto di culto, da custodire con gelosia o da ricercare ossessivamente…

Unico Indizio la Luna Piena una illustrazione di Bernie Wrightson per il libro di Stephen King
Una delle bellissime illustrazioni originali di Bernie Wrightson.

La pallottola d’argento di Stephen King.

Il film prende da noi lo stesso titolo (in originale è Silver Bullet ovvero pallottola d’argento) adottato per il breve romanzo di King ed è stato famosissimo negli anni ’80, per poi cadere man mano nell’oblio, specialmente in Italia. Spesso se si parla di film a tema, viene a malapena citato… e i più giovani amanti dell’horror non lo han nemmeno veduto. Colpa come al solito della pessima distribuzione italiana che lo lascia fuori catalogo da tempo, dopo una uscita con una nuova cover orribile e anticommerciale che è andata a sostituire l’iconico poster di Enzo Sciotti.

Unico Indizio la Luna Piena ha generalmente riscontrato un’accoglienza critica mista.

Su Rotten Tomatoes detiene l’indice di gradimento del 50%, mentre in USA come in italia si è piazzato fra il 69esimo ed il 62esimo posto al box office.

Daniel Attias esordisce con questo film, ma poi si dedicherà con successo solo alla regia di serie TV e telefilm (fra cui I Sopranos e True Blood).

Il cast è straordinario:

Gary Busey (Arma Letale, Un mercoledi da leoni) lo sfortunato Corey Haim (Ragazzi perduti) ed Everett McGill (Dune) ma non solo… Armando Nannuzzi alla fotografia (Porcile, Vaghe stelle dell’orsa) e Jay Chattaway alle musiche (Maniac, Maniac cop) fino a Carlo Rambaldi agli effetti speciali.

Nonostante la presenza dei due adolescenti protagonisti, non siamo di fronte a una “commedia horror”, o ad uno di quegli horror con toni smorzati, e scanzonati – o peggio, smielati.

Qui i personaggi son ben definiti e caratterizzati, i dialoghi mai banali, e c’è una certa crudeltà ostentata che sorprende. Il clima stereotipato della quieta e cattolica cittadina americana fa inizialmente temere nel prevalere del moralismo a cui la Disney e certe produzioni spielberghiane ci han abituato.

Invece il talentuoso regista ci rivela da subito la faccia di una medaglia malsana, insoddisfatta e repressa dove tutti han qualche scheletro nell’armadio di famiglia:

il ragazzino disabile (davvero incredibile la preparazione attoriale del giovanissimo Haim) è spesso insultato dalla sorella, come anche dal padre della ragazzina che lui “corteggia” – e da cui viene apostrofato con termini davvero “nazisti”. La prima vittima è una giovane ragazza incinta, che non solo decide di suicidarsi nonostante la gravidanza, ma viene invece poi fatta a pezzi dal licantropo.

Gli omicidi son tutti ben costruiti, e lasciano poco all’immaginazione.

Solo in due suggestive scene non assistiamo a squarci, impalamenti e spellamenti, ma la tensione costruita da Attias è perfino più disturbante.
La prima è l’annunciata morte del primo bambino, di cui in un eco alla Lang vediamo solo l’aquilone insanguinato, e poi lo struggente ritrovamento del corpicino da parte del padre che finirà col perdere la ragione.
La seconda è quando una improvvisata “ronda” notturna fra la nebbia, si concluderà con una carneficina dopo che i personaggi si accorgono che la bestia è lì fra loro, nascosta nella nebbia bassa.

Molto bella anche l’idea della voce narrante che amalgama la vicenda, affidata in modo curioso alla sorella del protagonista, creando quindi un ulteriore senso di mistero sulla futura sorte di esso.

SPOILER. Di chiarissimo debito fulciano anche l’identità del licantropo, che si rivela essere più che un salvatore di anime, uno straziatore di corpi, che agisce però sempre mosso da una sua distorta ispirazione divina. SPOILER

Quello che nel film Unico Indizio la Luna Piena colpisce in senso negativo, non soddisfacendo appieno, son proprio le creature di Rambaldi.

Il makeup e gli “animatroni pupazzosi” dell’effettista (due volte premio Oscar) non solo non son all’altezza dei precedenti E.T. ed Alien, ma non son proprio all’altezza con le strabilianti trasformazioni dei precedenti film di Landis, Dante e Jordan. Questo probabilmente avrà inficiato molto sulle aspettative del pubblico che già all’epoca aveva il palato affinato sul tema, mentre ai giorni nostri, questi FX son invecchiati male e senza mantenere nemmeno un fascino “vintage”.

Nonostante tutto il film resta godibilissimo e ci troviamo comunque davanti ad un lavoro di alto livello e con dei delitti davvero spietati.

Una curiosità: rispetto al romanzo, le vittime del film sono in numero nettamente inferiore. La prima – il ferroviere – nel romanzo riesce a ferire la bestia, mentre nel film è un ubriacone che a malapena si rende conto di cosa accade.

Molto diverso invece il personaggio di Stella: nel libro è vergine, sovrappeso e presa in giro da tutti, al punto che il giorno di San Valentino usa mandare a sé stessa dei biglietti d’amore firmandoli con i nomi di personaggi famosi. Vede il licantropo fuori dalla sua finestra e lo lascia entrare in casa, credendo di sognare… ma il lupo mannaro si avventa su di lei uccidendola nel suo letto.

Nel film Stella è incinta e abbandonata dal suo compagno, e per questo decide di uccidere se stessa e il bambino con una massiccia dose di tranquillanti.

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