Secondo capitolo degli After Midnight di Davide Pesca, The Evil Building ha come filo conduttore degli otto episodi il loro svolgimento -almeno in parte- in un appartamento.
Khalimbu di Nicola Pegg.
Si parla di un libro antico che una ragazza (Caterina Cioli Puviani) trova per caso, sepolto sotto la sabbia di una spiaggia, e porta dal suo professore di inglese (David White) appassionato di libri antichi per tradurlo.
Il libro è ovviamente maledetto perché contiene la risposta alla domanda delle domande su cosa ci sia oltre la morte e sia il prof che la ragazza lo capiranno sulla loro pelle.
Khalimbu qua e là allunga un po’ troppo il brodo, a partire dalle ripetute inquadrature iniziali aeree che passano dalla protagonista sulla spiaggia al mare fino ad arrivare (per contrasto) all’improvviso, troppo brusco, cambio di registro quando la ragazza torna a scuola dal prof per capire che ha scoperto. Quello che accade è di sicuro effetto ma troppo a discapito della logica e della sospensione dell’incredulità.
Mandragoras di Francesco Longo.
Qui si parla di violenza sulle donne tra le mura di casa e di stregoneria come mezzo per vendicarsi, un tema trattato di recente anche nel corto Il Profumo dell’abisso di Luca Ventura Cinque e Giovanni Berardi.
Il corto di Longo parte bene con i silenzi e gli sguardi tra Davide Pesca e Oleksandra Simishyna, i dialoghi invece sono qua e là superflui per la comprensione della dinamica tra i due, a dirla tutta c’è anche una frase in cui si fa confusione tra due concetti geometrici.
Al di là di questo Mandragoras resta una discreta storia di vendetta con una certa cura nei dettagli da parte di Longo, come nei momenti in cui la Simishyna a mala pena trattiene espressioni di gioia.
Soltanto Parole di Daniele Misischia.
Misischia, che del gruppo è senza dubbio quello più famoso (Il giorno dell’odio, The End? L’inferno fuori) ed esperto, toglie ogni parola dal film. Dall’asciugatura esce fuori un film formalmente semplice (inquadrature fisse, un po’ come per L’Ultimo video di Sara, suo contributo nel precedente After Midnight) ed enigmatico per quel che riguarda la storia. Cinque personaggi e un silenzioso/misterioso passaparola tra di loro dagli effetti tragici.
Ipocondria di Davide Pesca.
Il titolo allude al terrore infondato di avere tutte le malattie di questo mondo, la storia però rimanda per associazioni anche alla mania recente di rifiutare la medicina tradizionale e alcuni obblighi ad essa legati come quella di vaccinarsi.
Con il suo stile sporco ed essenziale, più vicino per certi versi alla videoarte che al cinema, Pesca confeziona un corto sospeso in una strana altra dimensione, sensazione ottenuta anche grazie alle musiche di Santo Bianchini.
Feralia di Davide Cancila.
In un appartamento Sergio (Alessio Cherubini) sta finendo di cucinare per Lori (Serena Bilanceri), quando la ragazza sparisce nel nulla all’interno della casa. Anni dopo il ragazzo non si dà ancora pace: la risposta sta in un medaglione che la ragazza indossava quella sera.
Sulle abitazioni costruite sopra cimiteri, chiese e luoghi di culto maledetti abbiamo visto parecchi film, a cominciare da Shining e Poltergeist. Cancila prova a cercare una strada interessante che si allontana da certi modelli visti e rivisti.
Abyssus di Fabrizio La Monica.
Qui non ci sono fantasmi, streghe, libri maledetti, misteriose sparizioni in altre dimensioni. Qui l’orrore non nasce da qualcosa di sovrannaturale. Protagonisti sono un prete (Corrado Solari) e una sua vittima (Giuseppe Duminuco), cresciuta piena di folle rancore. Si incontreranno molti anni dopo per chiudere i conti.
Abyssus lascia una desolante sensazione addosso. È un lavoro in cui entrano in gioco follia, disperazione ed elementi divergenti. Sono molti i contrasti nella storia, da quelli che emergono tra i due personaggi alle differenze (metaforiche) tra la pulizia della casa e lo scantinato finale.
Bravo l’esordiente Duminuco ad esprimere tutta la follia del suo personaggio senza pronunciare una sola parola.
Che gita di merda di Roberto Albanesi.
Albanesi, come nel suo contributo nel precedente After Midnight (Che serata di merda), spezza il ritmo serioso con una commedia che si fa gioco delle sette sataniche.
Ettore e Achille sono due amici che se ne vanno tra i boschi di Casalpusterlengo a rilassarsi. Quando il primo scopre che la sua ragazza manda al secondo foto dov’è nuda i due fanno a botte e si titrovano in uno spiazzo nel bosco dove (siamo in pieno giorno) un gruppo di satanisti sta per celebrare un rito.
Interpretato dai suoi due attori preferiti Ivan Brusa e Stefano Galli, il corto di Albanesi con il tono leggero ma anche dissacrante si lascia vedere con piacere fino alla fine.
Il debito di Luca Bertossi.
Tre fratelli si incontrano in occasione del decesso della loro mamma e scopriranno non solo debiti ma anche un altro segreto famigliare bramoso di emergere.
L’ambizioso Bertossi prova ad unire ghost story e dramma famigliare senza però riuscirvi bene. Se possiamo sorvolare su alcune situazioni già viste quando si parla di case infestate è più difficile perdonare la confusionaria parte finale che comincia con quella che sembrerebbe una svista piuttosto evidente.
Al primo impatto The Evil Building -come il precedente collettivo- mostra pregi e difetti delle nuove generazioni di registi indipendenti italiani: troppo ancorati ai successi d’oltreoceano, poco interessati a raccontare qualcosa di personale e un po’ troppo fiduciosi nei confronti degli attori che coinvolgono.
Chi si distacca da questa tendenza con più decisione è Fabrizio La Monica con il suo segmento Abysuss. Dei lavori raccolti è quello che osa di più: per quello che racconta e per come lo racconta, non tanto per la parte iniziale e centrale (dove si utilizza una costruzione tutto sommato classica) quanto per il finale enigmatico dalle molteplici interpretazioni.
Del regista sono disponibili gratuitamente online molti suoi lavori compreso il lungometraggio Vork And The Beast.
The Evil Building – After Midnight 2 rispetto al primo film fa un piccolo passo indietro ma, grazie alla qualità globale, alla molteplicità e agli sforzi delle firme coinvolte, mantiene comunque la sufficienza piena.
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