Alejandro Hernandez è laureato in design e comunicazione visiva, con un diploma in regia cinematografica.
Ha iniziato a lavorare creando effetti speciali, props e marionette/stop motion (cosa che fa ancora nel suo tempo libero).
Del fare “cinema indie” ama l’onestà e la libertà di fondo che girare questo tipo di film offrono.
Questo giovanissimo autore mi ha colpita e affondata. Così giovane, dimostra una maturità intellettuale e tecnica da poter competere (e vincere) con i cineasti presenti sulla scena da decenni. Ho avuto il piacere di poterlo intervistare in merito alla sua opera prima.
Blood For Flesh (distribuito da TetroVideo in esclusiva europea) è una discesa nell’abisso della mente umana.
La storia si svolge “da qualche parte in Messico” e non è necessario dire esattamente dove accade, il Messico è di per sé un paese surrealista e brutale.
È la tragica storia di una famiglia che vive in una regione separata dalla società urbana (tema presente e “caratterizzante” anche per film come Non Aprite Quella Porta o Le Colline Hanno gli Occhi).
L’unica donna della famiglia è perseguitata dalle visioni di una tribù cannibale e comincia ad avere uno strano comportamento contro altri membri della famiglia.
Il contesto della storia è quindi semplice, ma è lo sviluppo psicologico di ciascuno dei personaggi a rendere la storia “complessa.”.
Hernandez dice: “Mi è sempre piaciuto sfruttare il trauma di ciascuno dei personaggi attraverso sogni e allucinazioni poiché lo scenario del caos psicologico ci dà la possibilità di sentire le esperienze più perverse e grottesche senza poter fuggire.”.
Ha scelto meticolosamente gli attori, e si vede… mi confessa di aver pensato alla recitazione fin dall’inizio: “Volevo un modello di attore auto-disciplinato e non solo uno capace di gridare di dolore quando glielo chiedevo. Tutti gli attori che ho avuto avevano lavorato solo in teatro e poco in televisione o al cinema. Riconosco che hanno fatto un ottimo lavoro con lo sviluppo del loro rispettivo carattere, pur avendo solo commentato con un’idea generale l’aspetto psicologico del personaggio. Ho avuto pochissimo tempo per lavorare in modo personalizzato con ognuno di loro ma son soddisfatto dei risultati.
Prima di andare in scena facevamo tutti assieme un rituale nudi recitando i dialoghi… e ovviamente anche io, che ero lì per guidarli”.
AM: Perchè fare un film come Blood For Flesh?
Alejandro Hernandez: “Mi piace fare questo tipo di film perché… anche se mi piacciono i film con violenza gratuita come i torture porn, io preferisco raccontare a modo mio una storia che abbia anche dei contenuti, e condirla con un bel po’ di sangue.
È il primo film che faccio e sono felice di aver avuto la possibilità di filmare in totale libertà. Sono molto afflitto dal declino sociale che questo paese (il Messico) sta vivendo, ma proprio come riconosco la sottile linea tra finzione e realtà, sembra necessario che il resto della società (almeno in Messico) si riconosca in questa differenza.”.
AM: Cosa volevi dimostrare con il tuo primo lavoro?
Alejandro Hernandez: “Questo film è un esperimento che mostra quanto sia fragile il corpo umano e quanto possa essere violento l’uomo in una situazione di disperazione, amore e odio.”.
Masina vi consiglia caldamente la visione di questa opera visionaria, brutale, poetica e sanguinaria dove incesti, torture e stupri sono all’ordine del giorno.
Ottima fotografia (pecca un po’ in quella notturna), buoni effetti, tante idee non banali e una regia sicura che eleva al massimo il potenziale dei già buoni attori.
Acquista il DVD Bookbox Limited Edition di Blood For Flesh edito da TetroVideo.
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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