Space Vampires (aka Lifeforce) è un film del 1985 diretto da Tobe Hooper, tratto dal romanzo di fantascienza I vampiri dello spazio (The Space Vampires, 1976) di Colin Wilson che, pur essendo stato pubblicato da Urania, è più horror che fantascienza; da questo romanzo prende il nome il film nella versione italiana, mentre i produttori originali si opposero fortemente per un cambio in “forza vitale”.
TRAMA: Un’astronave in esplorazione sulla Cometa di Halley trova all’interno di un enorme veicolo stellare i corpi di tre umanoidi, perfettamente conservati all’interno di bare di cristallo. Tutto l’equipaggio misteriosamente muore: solo Carslen riesce a salvarsi, catapultandosi nel vuoto all’interno di una piccola cabina volante per rientrare a Terra. Intanto una seconda navicella, partita alla ricerca degli uomini con i quali ogni contatto è cessato, porta a Londra gli umanoidi, che vengono vigilati e studiati presso un Centro internazionale di ricerche spaziali.
Nominato come miglior film ai Saturn award e anche dall’Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films, Il film era stato inizialmente affidato a Michael Winner (Il giustiziere della notte, Sentinel) per poi passare nelle mani di Hooper… e solo i pazzi di Menahem Golan e Yoram Globus potevano investire 25 milioni di dollari in un film simile!
Gli effetti speciali della parte “spaziale” furono seguiti da John Dykstra (Star Wars, Star Trek) e gli valsero il primo premio a Sitges, mentre gli animatroni furono curati da Nick Maley.
La sceneggiatura del veterano Dan O’Bannon (Alien, Ritorno dei Morti Viventi) è essenzialmente quella di un B movie: tante nudità, vampiri, zombie, apocalisse… ed è molto ridondante in più di un passaggio.
Sagace la regia – riconoscibilissima – di Hooper (con tanto di lampi di luce alla stregua di POLTERGEIST) che, grazie anche ad un comparto di scenografia e costumi particolarmente ispirati ( rispettivamente John Graysmark e Carin Hooper), richiamano anche se in tempi fantascientifici, le atmosfere ed i colori dei film della Hammer.
Il regista voleva evitare qualsiasi derivazione visiva da Giger, mantenendo nei costumi, nei tratti somatici degli attori e perfino nella astronave, un sapore visibilmente retrò: per la nave spaziale nascosta nella coda della cometa infatti, il punto di partenza per gli interni era proprio il castello di Dracula, mentre gli “zombie” somigliano terribilmente tutti alla mummia di Karloff.
La bellissima Vampira (Mathilda May al suo debutto di attrice) richiama le varie vampirella, e pare che per la produzione fu un ruolo difficilissimo da “collocare”: la maggior parte delle attrici rifiutavano un ruolo di nudo integrale e senza battute. La May, ballerina di formazione e cantante, aveva confidenza col suo corpo, sebbene in varie interviste dichiarò che mai avrebbe ripetuto una esperienza simile. Le sue movenze fra il sensuale e l’ipnotico donano al film un aria misteriosa e disturbante.
Il primo cut del film era di 128 minuti, e nonostante esso rispecchiasse l’idea epica portata avanti dal regista, la produzione e distribuzione non erano d’accordo: con disappunto di Hopper vennero tagliati 30 minuti. Anche le musiche di Henry Mancini furono sostituite con temi piu “epici” ed “action” composti da Michael Kamen, e questo per dare al film un taglio meno “inglese”.
Sebbene partito dal low budget, Hooper è un regista che ha goduto della fama di Hollywood e dei soldi dell’industria… eppure dopo Space Vampires, tralasciando la parentesi comedy/horror (sempre Cannon) del sequel di Texas Chainsaw, non ha mai più ottenuto fondi adeguati per realizzare i suoi film, ed il ritorno al low budget lo ha visto impreparato.
Nel cast spicca l’attore inglese Patrick Stewart (nel ruolo del dottor Armstrong), celebre capitano Picard nella serie tv Star Trek: The Next Generation (1987-1994).
Un film che stranamente divide il pubblico, sicuramente un cult che ha molto amore per il cinema dietro e che consiglio vivamente!
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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