Thriller psicologico del ’62 di Robert Aldrich – a tinte fortissime – che nel ’63 fu presentato a Cannes, ricevendo anche 5 candidature al premio Oscar (portando a casa quello per i costumi), ma senza riceverne uno per la strepitosa Bette Davis.
Il film è inserito al 63º posto della lista AFI’s 100 Years… 100 Thrills istituita dall’American Film Institute. Nel 2003 il personaggio di “Baby Jane Hudson” diventa il 44º miglior cattivo della lista AFI’s 100 Years… 100 Heroes and Villains, sempre istituita dall’American Film Institute.
TRAMA: L’anziana ex bambina prodigio Jane Hudson (Bette Davis) rimpiange la fama perduta e segrega in un regno di psicotico terrore la sorella paralitica Blanche (Joan Crawford), anch’ella ex stella del cinema della quale è invidiosa.
Che Fine Ha Fatto Baby Jane? sfiora l’horror, ma il vero orrore che a fine film resta addosso è quello di come racconta il dramma della solitudine e dell’egocentrismo: non c’è speranza in nessuno di questi personaggi sullo schermo… e per nessuno (a parte per la donna di compagnia di colore, che però pagherà a caro prezzo la sua generosità e bontà d’animo). Non c’è amore.
Il padre di Jane sfrutta il talento della bambina per mero interesse economico e anche per metter in luce se stesso come può. Le due vicine di casa son invadenti e pettegole, si interessano delle vicine solo per via della loro ex fama.
Il pianista, che ha un rapporto castrante con una madre gelosa e possessiva, asseconda la follia di Jane solo per spillarle soldi. Blanche man/tiene Jane a casa solo per il senso di colpa (nella scioccante rivelazione finale) più che per vera compassione.
Nella sua autobiografia This ‘n That Bette Davis disse che aveva un grande controllo sul suo make-up di Jane: l’aveva immaginata come qualcuno che non si lavava mai la faccia, e che ogni giorno metteva sul viso un altro strato di trucco. Quando sua figlia la vide per la prima volta disse: “Mamma, questa volta sei andata davvero oltre!”
Joan Crawford invece faceva fatica a vedersi così trascurata, cercava di imporre più cura nei capelli e dettagli, in quanto era considerata da sempre una icona glamour, ed il lavoro per il reparto trucco e parrucco, con lei non fu cosa facile.
Nelle scene in cui Jane imita la voce di Blanche, a parlare è in realtà proprio la Crawford, perché la Davis non poteva imitare correttamente la voce della collega.
Era risaputo che le due attrici si detestavano e non facevano che farsi dispetti. La Davis volle sul set un distributore di Coca Cola, pare solo perché uno degli ex mariti della Crawford, Alfred Steele, era presidente della Pepsi. Una recente serie TV Feud – Bette and Joan vedrà tornare sullo schermo Baby Jane e Blanche con l’interpretazione di due grandi attrici: rispettivamente Susan Sarandon (Bette Davis) e Jessica Lange (Joan Crawford).
Candidato all’oscar anche l’esordiente sul grande schermo Victor Buono, che regala una performance ricca di sfaccettature e sfumature.
Infinite pellicole hanno esplorato il potere perturbante delle bambole, ma poche le hanno sfruttate come Aldritch che qui le trasforma in proiezioni spettrali del passato della protagonista.
Il successo di questo film fu tale che due anni dopo lo stesso Aldrich girò quello che doveva essere un sequel di Baby Jane, ma all’ultimo momento Joan Crawford rinunciò e fu sostituita da Olivia de Havilland che insieme alla Davis che qui passerà da carnefice a vittima, diedero vita ad un’altra meravigliosa storia d’orrore al femminile: Piano… piano, dolce Carlotta.
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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