Hai promesso che non ci cadrai mai più e il gioco ti sta riuscendo anche abbastanza bene. Niente tavole rotonde sulla politica, nessun dibattito tv, nessun tipo di trasmissione che affronti le prossime elezioni, quelle idi di marzo definitive che nel 2018 arriveranno con qualche giorno d’anticipo. Poi però una sera cambi canale e trovi lui, quello del nuovo ventennio, quello che tutti continuano a dare per spacciato e che invece è ancora lì a ridere di tutti tranne che di se stesso. Il telecomando si inceppa e mentre ti getti verso la tv, hai tempo di sentirlo blaterare sulla necessità che ognuno, in casa sua, si difenda nel modo che ritiene più giusto.
È chiaramente un tentativo di dare alla gente quello che la gente ha imparato a volere: un apparente controllo della situazione. Come ne La notte del giudizio, il gran film del 2013 diretto da James DeMonaco con un onesto Ethan Hawke. La premessa del film è: c’è il crimine? Beh, è segno che ci dev’essere, che alla fine è quello che sotto sotto vuole la gente, quella che vota, quella che inconsapevolmente stabilisce i giochi di potere. Certo non si può lasciare che gli istinti più bassi dominino la vita di tutti i giorni, però… perché non stabilire un giorno in cui tutto è davvero permesso?
Il caos purificatore che giustifica l’ordine, il disordine che cresce sotto i tappeti di un’intera nazione per essere poi celebrato un giorno all’anno. Tra chi cerca solo di difendersi e chi cerca solo di assecondare gli istinti propri e quelli dei propri governanti, c’è spazio anche per l’eroe, per chi accetta la situazione e cerca di limitare il danno che è comunque inevitabile.
Di questo film sono già usciti due sequel e un prequel è previsto per l’estate 2018. Troppo, troppo attuale il suo tema per essere lasciato cadere infatti ai primi successi. E chissà che qualcuno a corto di idee per la campagna elettorale non tiri fuori davvero un’idea del genere per scandalizzare i benpensanti e blandire quelli col doppio pelo sullo stomaco.
Il cinema ci allena a guardare il mondo con distacco, eppur col massimo coinvolgimento. A immaginare, potendo pur tornare alla realtà. A giocare col fuoco, bruciandoci quel tanto che basta a farci sentire vivi. Sono un formatore in competenze relazionali, appassionato di racconti e di sviluppo personale.
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