Quanto mi piace sottolineare le “quote rosa” nei film lo avrete sicuramente capito, quindi stavolta ho deciso di dedicare tutto l’articolo alle donne… cercandole però nei film in cui esse son presentate nel modo più terrificante possibile! Vediamo però di approfondire qualche cenno storico e sociopolitico attorno figura delle donne nell’arte: Nella prima metà dell’ottocento il ruolo di attrice e di cantante era spesso paragonata a quella di prostituta; solo nella seconda metà del secolo la professione cominciò ad essere considerata con meno pregiudizi, e la donna non è più vista come un soggetto da “ammirare” per la sua bellezza, ma come collaboratrice dell’attore a tutti gli effetti. Il teatro di prosa – più del melodramma – è la forma di espressione in cui la donna darà il maggior contributo. La crisi delle “compagnie di giro”, determinata alla fine degli anni ’30 dall’istituzione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, produsse cambiamenti anche per le attrici: sul palcoscenico cominciarono ad affluire interpreti femminili provenienti da diversi ceti sociali, ma soprattutto anche dalla media e piccola borghesia.
Questa carrellata vi suggerisce alcuni dei migliori (a mio avviso) e più riusciti personaggi squilibrati, sensuali e mortali – in gonnella – visti negli horror.
Alta tensione (Haute tension) è un film del 2003 diretto da Alexandre Aja. La pellicola è un omaggio agli slasher ed agli splatter anni settanta e ottanta e gli effetti speciali sono un vanto italiano a opera di Giannetto de Rossi (italianissima anche SARA’ PERCHÉ TI AMO dei Ricchi e Poveri, leitmotiv del film) e la trama vede una strepitosa Cecile de France (SPOILER!!) interpretare il ruolo di Marie, una lesbica che soffre di disturbo dissociativo dell’identità che la porta ad eliminare tutti quelli che potrebbero ostacolare la sua relazione “d’amore” con la migliore amica. Film spiazzante, crudo, con momenti di alta genialità e coraggio.
Quattro mosche di velluto grigio è un film del 1971 diretto da Dario Argento. Protagonista di questo “giallo” dalla sceneggiatura squinternata è una ipnotica Mimsy Farmer che (SPOILER) uccide per vendicarsi di suo padre, a cui il marito Tobias somiglia molto. Nina racconta che il padre, volendo ad ogni costo un figlio maschio, l’aveva fatta soffrire picchiandola, facendola vestire da uomo e mortificandola. Per questo motivo, accecata dalla follia e dalla rabbia, era finita in manicomio. Il personaggio di Nina e quello di Marie han molti punti in comune fra sessualità, spietatezza, androginia e look.
Specie mortale (Species) è un film del 1995 diretto da Roger Donaldson e interpretato dalla modella Natasha Henstridge, qui al suo debutto. È il primo di una serie di quattro film molto debitori ad Alien (il design è infatti anche qui di Giger): Sil è in apparenza una donna, ma è frutto di un mix fra DNA alieno ed umano; creata in laboratorio da scienziati senza scrupoli, una volta fuggita inizia a cercare un partner umano con il quale poter procreare, uccidendo chiunque le ostacoli il cammino. Strepitosi effetti speciali, tanto ritmo, poca sostanza ed una protagonista mozzafiato!
Il bacio della Pantera (Cat People) è un film del 1982 diretto da Paul Schrader. È il remake dell’omonimo film del 1942 diretto da Jacques Tourneur. Un film imperfetto, ipnotico, magistralmente musicato da Moroder e David Bowie ed interpretato da una strepitosa Nastassja Kinsky nel ruolo di Irena. A New Orleans Irena Gallier – giovanissima e vergine – incontra suo fratello maggiore Paul (un Malcolm McDowell in gran forma) mai conosciuto prima perché, dopo la morte dei genitori, lei fu mandata in orfanotrofio; quest’ultimo le rivela che i loro rispettivi genitori erano in realtà fratello e sorella e che entrambi erano delle mostruose pantere che si trasformavano dopo aver consumato un rapporto sessuale.
Misery non deve morire (Misery) è un film del 1990 diretto da Rob Reiner, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Stavolta non si punta su fascino e bellezza, ma su bravura e il film regge tutto su una solida sceneggiatura e la magistrale interpretazione di Kathy Bates che dà vita ad una donna crudele e psicopatica di nome Annie Wilkes. Dopo aver salvato da un incidente lo scrittore dei suoi romanzi preferiti, Annie scopre che la protagonista morirà nell’ultimo manoscritto, trasformandosi in una carceriera spietata e sadica affinché l’autore cambi idea. Kathy Bates si aggiudica l’Oscar per questa interpretazione, che le spalanca le porte di Hollywood.
Carrie – Lo sguardo di Satana (Carrie) è un film del 1976 diretto da Brian De Palma, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King (e questo è il primo che viene trasportato al cinema!) Sissy Spacek dà vita alla dolcissima e fragile Carrie White una ragazza bullizzata per il suo essere asociale e goffa. Quello che si si scoprirà in un finale apocalittico, è che la ragazza è dotata di potenti poteri telecinetici che la trasformeranno in una furia vendicativa dopo l’ennesima umiliazione. Pino Donaggio alle bellissime musiche, un cast di star che include anche Piper Laurie, Nancy Allen e John Travolta e la regia di Brian De Palma… non serve aggiungere altro. Da evitare il remake.
Fenomeni paranormali incontrollabili (Firestarter) è un film del 1984 diretto da Mark L. Lester, tratto dal romanzo del 1980 L’incendiaria di (pensate un po’) Stephen King. Sembrerebbe che King abbia a cuore le figure femminili, dedicando loro buona parte della sua produzione. La piccola Charlie è dotata di pirocinesi, ossia della facoltà di appiccare il fuoco con la mente. I servizi segreti americani, che vorrebbero servirsene, uccidono la madre e tentano di rapirla scatenandone la furia vendicativa. Protagonista assoluta Drew Barrymore, discendente di una famiglia di noti attori di cinema e teatro americani. Nel 1982, ha recitato nel ruolo di Gertie in E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg, diventando rapidamente una delle attrici bambine più riconosciute di Hollywood, arrivando nel 1984 ad essere candidata ai Golden Globe per la migliore attrice non protagonista per il film Vertenza inconciliabile. Piuttosto contorto e poco credibile nell’intreccio, il film punta tutto sulla spettacolarità delle scene d’azione col fuoco, e sulla piccola protagonista.
Quella strana ragazza che abita in fondo al viale (The Little Girl Who Lives Down the Lane) è un film del 1976 diretto da Nicolas Gessner. Ambientato in una piccola cittadina del Maine, il film racconta le vicende di Rynn, una tredicenne sola e gelosa della propria autonomia che, allo scopo di non essere internata in un orfanotrofio, finge di vivere in compagnia di un fantomatico padre, uccidendo chiunque scopre il suo segreto. Davvero un gioiello questo dramma/horror interpretato da un altra bambina prodigio: Jodie Foster. Nonostante il rigido contratto con la Disney la limitasse molto nelle scelte attoriali, nel 1974 Martin Scorsese le affida una parte in Alice non abita più qui, dove interpreta la stravagante Audrey. Lavora nuovamente con Martin Scorsese nel ’76, che le offre il ruolo di Iris in Taxi Driver, al fianco di Robert De Niro, ruolo che frutta all’attrice la sua prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista e le regala popolarità in tutto il mondo. Nel 1978 Quella strana ragazza ebbe 5 candidature al premio Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films, conseguendo il Saturn Award come miglior film, per Martin Sheen come miglior attore protagonista e per Jodie Foster come miglior attrice protagonista.
Lovely Molly è un horror del 2012 diretto da Eduardo Sánchez (il co-autore del fortunatissimo BLAIR WITCH PROJECT). Questo film, poco conosciuto (da noi) è assolutamente da recuperare: originale, denso, ansiogeno e abile nel mescolare il film “lineare” al found footage. Tutto regge sulle spalle della bravissima Gretchen Lodge che ha avuto per questo ruolo una nomination come migliore attrice ai Chainsaw Award vincendo invece il Fright Meter Award, divenendo poi un volto popolare nella serie Criminal Minds. Sanchez è bravo a creare l’atmosfera malsana che si respira nelle mura di una casa che ad ogni sequenza si rivela più soffocante per chi la abita, regalando brividi senza mostrare sangue.
Concludiamo con L’angelo della vendetta (Ms. 45) un film del 1981, il terzo lungomentraggio diretto da Abel Ferrara che si inserisce come CULT nel filone rape and revenge di cui diviene un degno rappresentante. Zoe Lund interpreta Thana, una sfortunata ragazza muta che viene violentata due volte nello stesso giorno; la seconda volta la ragazza reagisce e uccide l’uomo, quindi esce con una pistola nella borsetta decisa a fare fuori ogni uomo possa rappresentare per lei un molestatore. La protagonista è stata sfortunata anche nella vita; a diciassette anni entra a far parte di un movimento politico studentesco e diventa assistente personale del regista ed attivista politico di origini polacche Edouard de Laurot. Nonostante abbia uno spiccato talento per la composizione musicale, la giovane Zoe è dell’idea che sia il cinema il vero veicolo con il quale esprimere la propria personalità, e soprattutto i suoi ideali politici. Per questo motivo, sebbene non abbia particolari aspirazioni a divenire una attrice, accetta di diventare a soli diciotto anni la giovane protagonista del film di Ferrara. È morta a 37 anni per un’overdose di cocaina.
E voi, di quali donne avete “paura”?
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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