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Aspettando gli Stones. I concerti dell’estate 2017: AFTERHOURS

Il traghetto ti riporta indietro nel tempo. Non importa se dentro abbia il wifi (con un costo da rapina) o la TV, il suo scivolare lento sul mare ti rimanda inevitabilmente ai tempi in cui si partiva spinti dalla speranza e dalla necessità. C’è il tempo di osservare da vicino con tutta calma sia la Capraia, sia la Gorgona, monoliti di roccia circondate dall’onda lunga di un mare grigio.
Il tempo stasera è tutto quello che non ho.
Tarp e Bronz mi aspettano al porto di Livorno per rapirmi dalla famiglia e condurmi al Bolgheri Festival, dove stasera suonano gli Afterhours. Sbarchiamo con un’ora di ritardo, poi un’attesa infinita, chiusi in quella che sembra l’enorme pancia del pescecane di Pinocchio. Poi si scende, i miei compari sono lì sotto a godersi lo spettacolo di Gatto Silvestro dipinto sulle murate della nave.
Salutiamo la Vale e i bimbi, ma la Vale è preoccupata, il telefono non le funziona più, l’addebito dei costi del wi-fi le ha bloccato l’abbonamento. Alla fine salutiamo Livorno, attraversiamo la campagna costiera toscana e ci ritroviamo a cercare il Festival. È una grande spiazzo tra i campi, sponsorizzato dalla Ford, tanto che all’inizio non si capisce se è un raduno motoristico o il concerto. C’è tempo per cenare, alleluja. Ci aspettiamo, vista la zona rinomata per il vino, di poter degustare qualcosa di tipico, invece ci propongono pizza, hotdog e porchetta. Vicino al nostro tavolo una famiglia al completo, ma non è quella del Mulino Bianco: la mamma infatti dà del “pezzo di merda” al figlio che non ha voglia di andarle a prendere una birra. Noi entriamo e ci beviamo la seconda, ridendo coi camerieri che stanno impazzendo per far ripartire la cassa che non ne vuol sapere di aprirsi.
Quanta gente verrà? Manuel Agnelli, il cantante, appare in TV da un po’. Servirà questo per attrarre persone agli spettacoli veri, dove gente vera suona canzoni senza una rete per le cadute, senza montaggi e luci soffuse? La risposta è no.

Quando inizia il concerto, capiamo che ci sono quasi solo i fan duri e puri, quelli che sanno tutte le canzoni, anche quelle mai suonate dal vivo, nascoste tra gli anfratti di qualche vecchio album di cui hanno ancora la cassetta.
Gli Afterhours sono Manuel Agnelli, ma anche il bassista Roberto Dell’era dà al concerto il suo contributo di sana follia e grande personalità. La passione, il ritmo del concerto, la capacità di relazionarsi col pubblico sono da assolute star. E’ il tour dei trent’anni e Manuel parla a volte come di qualcosa che appartiene al passato, inevitabile quando la storia si intreccia col presente. Il suono è pesante, spesso il noise travalica il rock e se ne appropria. Con Bronz e Tarp ragioniamo se la terza chitarra sul palco sia eccessi,va ma è naturalmente un effetto cercato. Il pubblico, quello che riempie un quinto del grande spiazzo, è entusiasta e partecipa. Viene lanciato in aria un grande pallone, ma il vento del settembre che si avvicina lo fa presto sparire.
Si arriva al bis, ma il pubblico chiama e gli Aftehours rispondono. Una, due, tre volte, la band esce e rientra sul palco, tanto che ci fa chiedere: all’alba arriverà Al Bano a cantare “Il Sole”?
La vera sorpresa è un’altra: a distanza di un mese, nessuno dei presenti ha caricato video del concerto su YouTube. Anche questo è essere alternativi.


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