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[RECENSIONE] Red State (Kevin Smith)

Kevin Smith, noto sceneggiatore di fumetti, nonché regista di cult come Clerks o Generazione X, uscì nel 2011 con un film controverso, folle e geniale che purtroppo in Italia non abbiamo avuto l’onore di vedere nelle sale. Red State infatti è un esplosione di violenza, sia psicologica che fisica.

Troviamo un magistrale Michael Parks nel ruolo di un reverendo, capo di una setta fanatica religiosa, che agendo in nome di Dio cattura alcuni ragazzi accusandoli di aver commesso atti impuri.
Smith dirige un film non solo bello da vedere, ma che fa anche molto riflettere sull’attualità americana non solo sotto il lato religioso ma anche sul quello legislativo, che non a caso non riesce mai ad intervenire realmente sul caso. Infatti troviamo John Goodman, interprete del capo dell’FBI Joseph Keenan, che cerca in tutti i modi di sventare questa setta arrivando nella chiesa a fucili spianati contro il reverendo e la sua setta.

Red State - Michael Parks
Michael Parks nel ruolo del reverendo Abin Cooper.

Quello che colpisce del film non sono le scene action girate con grande maestria dal regista ma i dialoghi razzisti e omofobi che riescono a colpire lo spettatore allo stomaco riuscendo così a immedesimarsi con i personaggi seppur negativi.

Il fulcro del film sono le contrapposizioni di poteri religiosi con quelli degli uomini di legge, infatti sembra quasi che i fanatici all’interno del loro luogo di preghiera stiano al sicuro, mentre gli agenti all’esterno sono esposti ai colpi dei seguaci del reverendo.
Le musiche sono poche e generalmente country, le troviamo soprattutto nei titoli di coda del film dopo il colpo di scena finale di tutta la storia.

Concludendo, Kevin Smith non delude le aspettative, anzi le rialza e realizza un gioiello che sicuramente verrà rivalutato nel corso del tempo essendo un film veramente unico e mai banale come alcuni film di ora, facendo un minestrone di generi che vanno dall’horror, al thriller, all’action.

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