Signe Baumane è una grande animatrice indipendente di origine lettone. L’abbiamo intervistata mentre sta lanciando il crowdfunding per il suo nuovo progetto, My love Affair With Marriage: un film che indaga nel profondo, anche attraverso la scienza, l’amore, il matrimonio e l’essere donna, oggi.
Stefano Nicoletti: Sei nata in Lettonia e poi ti sei trasferita a New York. Questo mix di culture, come influisce sulla tua arte?
Signe Baumane: Credo di essere un animale delle culture di mezzo. Quando avevo cinque anni la mia famiglia si trasferì dalla lettonia a Sakhalin, l’isola vicino al Giappone, e vivemmo lì per tre anni. Dovetti imparare il russo con urgenza per sopravvivere (il primo giorno i ragazzini locali catturarono me e mia sorella e ci tennero prigioniere per una lunga, terrorizzante mezza giornata. L’esperienza mi insegnò che imparare la lingua è la priorità numero uno in qualsiasi cultura io decidessi di integrarmi). Poi ho vissuto sei anni a Mosca, studiando filosofia all’Università Statale di Mosca. Così, mi sono trovata a vivere e lavorare in tre culture diverse (Lettone, Russa e Inglese/Americana). Una cosa che ti insegna una situazione come questa è come indirizzare temi universali e idee nel tuo lavoro di artista. Spesso mi capita di vedere film che non trascendono la cultura locale, sono troppo specifici e rimangono provinciali. Ho letto di recente che i film indipendenti europei non riescono a valicare i confini. Come artista lo trovo limitante. Io voglio connettermi con ciò che abbiamo in comune, piuttosto che con quello che ci divide. Gli americani sono di natura aperti e ottimisti, mentre i lettoni prudenti, moralisti e pessimisti. Nel mio lavoro queste due tendenze si fondono in modo interessante. Faccio film che sono cupi nei temi, ma si salvano con la leggerezza e l’ironia.
SN: Il tuo lavoro sembra essere parte di una continua ricerca su soggetti personali e sociali: è una tua esplicita intenzione?
SB: Buona domanda. Ci ho riflettuto, ma non so se ho trovato una buona risposta. Il mio primo film, “La Strega e la Mucca”, riguardava una grande mucca rossa che veniva uccisa da una piccola strega. Era il 1991 e tutti dissero che si trattava di un film politico. Ma si trattava come sempre di un film su di me. Io ero la strega e la mucca la realtà che vivevo. Faccio film partendo da storie che mi interessano e finisco trattando di temi sociali. Forse perché sono una donna e raccontando storie basate sulle mie esperienze personali sto raccontando la storia più ampia di cosa significa essere una donna, che è in sé un atto di rilevanza politica.
SN: Nell’era dell’automazione, qual è il significato più profondo dei cartoni artigianali?
SB: Il modo in cui lavoro, il modo in cui vedo l’animazione, è quasi come la scrittura manuale. È istantaneo, intuitivo e spontaneo. Il mio approccio all’animazione va in cerca di una connessione personale, come un capo di vestiario fatto a mano: non sarà perfetto, ma contiene l’amore di chi lo ha fatto per tenerti caldo. La mia attenzione non va alle immagini perfette, ma alla storia, al suo significato e al suo collegamento con le altre persone.
SN: Qual è la sfida principale nel realizzare il tuo nuovo progetto, “My Love Affair With Marriage?”
SB: Beh, i soliti. Mettere insieme i pezzi tra raccolta fondi, coproduttori, il casting… Avremo trenta persone tra attori e cantanti. È un sacco di duro lavoro e non sono molto brava in ciò. Non vedo l’ora di realizzare sfondi e animazioni, ma per arrivare fin lì bisogna completare tutte le altre fasi.
SN: Che relazione c’è tra la storia che scrivi e quella che poi invece illustri e animi?
SB: Quando scrivo, la parte visuale del mio cervello è spenta. Quando passo all’animazione, invece si spegne la parte testuale. È strano. È come se due persone diverse stessero realizzando il film all’interno di una stessa persona reale. Così quando scrivo la storia immagino i personaggi e ciò che faranno in modo molto diverso da quando inizio a far loro spazio.
Ci sono ancora alcuni giorni per partecipare alla raccolta fondi su Kickstarter, cliccando questo link.
Il cinema ci allena a guardare il mondo con distacco, eppur col massimo coinvolgimento. A immaginare, potendo pur tornare alla realtà. A giocare col fuoco, bruciandoci quel tanto che basta a farci sentire vivi. Sono un formatore in competenze relazionali, appassionato di racconti e di sviluppo personale.
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