Baldurrock’s House ha una cattiva reputazione: costruita sul sito di un vecchio tempio pagano, la fatiscente residenza nasconde molti segreti inquietanti. James Findlay, problematico insegnante tormentato da strane visioni che a Baldurrock è nato, decide di farvi ritorno in cerca di risposte. Incontrando Evie Turner, una giovane e bella donna americana, James inizia a scoprire alcune terrificanti verità che minacciano di annientare entrambi per via di una vecchia maledizione.
Il film di Lawrie Brewster è una ghost story che non fa dell’originalità il suo punto di forza, ma è una produzione che riesce a intrattenere e ad avvincere, pur nella prevedibilità di alcuni snodi narrativi.
Diciamo subito che le cose buone in questa opera prima, sono sopraffatte da quelle negative.
Di buono c’è un innegabile senso della composizione, una ottima fotografia in esterni, gli attori (bravi tutti, sebbene poco conosciuti), la colonna sonora, l’idea di base, le azzeccate locations ma, soprattutto, la voglia di costruire un horror insolito e personale, mai banale.
Di negativo c’è che questo senso della composizione tende a diventare un po’ troppo estetizzante e fine a se stesso, contrapposto ad una fotografia in interni troppe volte piatta e poco curata (aggravata spesso dall’uso di filtri eccessivi che danno al tutto il sapore di un videoclip indipendente più che film indie, specialmente i timelapse ed i flashback) ed una storia complessa che però fa acqua proprio in certi “presunti” colpi di scena, curiosamente spoilerati da una scrittura prevedibile e… perfino dalla colonna sonora (vedi la scena della piscina, e la song che recita io sono il tuo fantasma, e tu mi manchi!!!).
Se Lord of tears è un film che punta sulla autorialità, l’eleganza e la ricerca stilistica al di sopra delle mode, diventa allora imperdonabile – proprio nel finale – vedere questo ossessivo richiamo (fuori luogo) ai fantasmi dell’immaginario asiatico, con la donna pallida dal capello scuro spalmato sul viso e movenze scattose alla Kayako di The Grudge che però 10 anni dopo risultano un po’ ridicole e poco funzionali.
L’attrice Lexy Hulme è davvero brava nel ricreare la recitazione e le movenze delle pin up; è perfettamente in parte e anche abile nell’esprimersi col corpo e la danza: troppo lunga, riempitiva e fine a se stessa diventa però la scena del balletto, subito seguita da una scena (quella in piscina) dove la stessa si ripropone danzando. Nel finale vederla muovere come le striscianti figure Nipponiche penalizzano anche la sua abusata bravura gestuale.
Ammaliante la voce dell’uomo Gufo, affidata a David Schofield, attore di grande esperienza visto in cult come L’ultimo dei Moicani e Il gladiatore che compensa e distrae dal troppo amatoriale costume della creatura/gufo (altrettanto finta ma molto più efficace era la maschera usata in Deliria, ma lì a dirigere c’era un personaggio di grande esperienza come Michele Soavi!).
Bloody disgusting lo votò con troppo entusiasmo, miglior film del 2013, il che indica anche come le produzioni di buon livello siano scarse sebbene non sia difficile comprendere che il target del film è rivolto ad un pubblico mediamente giovane e meno smaliziato. Gli effetti scarseggiano, le lenti a contatto indossate dall’attrice son davvero di bassa qualità (oramai anche su ebay ne forniscono modelli più sofisticati e realistici per poche decine di euro!) e non si capisce come mai una persona decapitata, ritorni come uno spettro la cui gola è tagliata solo nella parte frontale.
Non sono nemmeno eccessivamente logiche, plausibili o “spiegate” le dinamiche per cui una presenza amichevole, di punto in bianco diventi ostile proprio verso la persona che cercava di proteggere, se non solo per creare un inatteso twist che una scrittura più curata avrebbe evitato.
Il protagonista Euan Douglas, è in parte e sostiene la vicenda anche nei passaggi meno credibili (sebbene sembri un pò troppo dispiaciuto per la morte di una madre da cui eredita una fortuna, e che non vedeva dalla sua infanzia!) mentre la figura del migliore amico è troppo abbozzata per avere poi, il peso che ha nella vicenda.
Lungometraggio inglese prodotto interamente grazie al Crowdfunding di Kickstarter, Lord of tears deve ad una campagna spettacolare lanciata sul web ( fatta di numerosi trailer, e di un sito di forte impatto) se è riuscito a raggiungere velocemente la cifra che occorreva per girare il film (appena 6.000 Sterline), riuscendo a chiudere il progetto con ben 12.587 Sterline!
Sicuramente il regista saprà donarci in futuro qualcosa di prezioso, per il momento mi sento di andare controcorrente e non promuovere a pieni voti un’opera che lascia in conclusione il senso di amaro in bocca… quello delle occasioni sprecate.
SCHEDA TECNICA:
Regia: Lawrie Brewster
Sceneggiatura: Sarah Daly
Attori: David Schofield, Lexy Hulme, Euan Douglas, Jamie Scott Gordon
Musica: Andy McDonald, Craig Sutherland
Fotografia: Gavin Robertson
Montaggio: Lawrie Brewster
Produzione: Hex Media, Dark Dunes
Data di uscita: 25 Ottobre 2013 (Bram Stoker International Film Festival)
Durata: 100 minuti
Nazione: UK
Lingua: Inglese
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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