L’hallow del film, è la foresta sacra nella quale gli umani non dovrebbero entrare… hallow è quindi anche quel luogo cinematografico dove oramai solo pochi prodotti di genere meritano di entrare col nome di film. Fa piacere vedere un’opera confezionata così bene sotto ogni punto di vista: effetti speciali, fotografia strepitosa, una direzione della recitazione curata e attenta, su personaggi disegnati in modo incredibilmente realistico e verosimile anche nelle situazioni più surreali, fino alle musiche… il tutto senza scomodare nomi altisonanti o con vasta esperienza alle spalle.
Corin Hardy è un’affermato videomaker e autore di videoclip. A più riprese si è servito delle tecniche d’animazione in forma artigianale, dal passo uno per Warrior Dance dei Prodigy fino alla puppet animation per Paolo Nutini. Il suo lungometraggio d’esordio integra parte di questo approccio per un horror di tradizione prostetica, riducendo al minimo indispensabile i ritocchi digitali e guardandosi indietro verso certo cinema anni ottanta. Interessante come la componente fiabesca si sposi con quella “fanta-scientifica” (che riconduce le creature boschive ad umani contagiati da un fungo parassita) restando in bilico fra la fiaba nera e l’horror puro.
Al di là della regia, che sembra più incentrata sul tema della perdita di un bimbo che a generare spaventi e sobbalzi (che non mancano, e straordinaria la scena dell’occhio minacciato dall’artiglio di una delle creature, di vago sapore fulciano) The Hallow è principalmente un film di attori: Mawle è straordinario, incredibile averlo visto al suo esordio con Baricco… per finire poi in Walking Dead o The heart of the sea di Ron Howard, mentre la Novaković è passata con disinvoltura da Muccino (Sette Anime) a Raimi (Drag me to Hell); entrambi danno credibilità a dei personaggi immersi dalla sceneggiatura in una dimensione tale che… una recitazione anche solo di poco fuori tono avrebbe fatto piombare tutto nel ridicolo.
TRAMA: La famiglia Hitchens si trasferisce da Londra in un antico mulino dei boschi irlandesi. Tra gli alberi si nascondono però demoniache creature e la famiglia Hitchens si ritroverà a lottare per la sopravvivenza.
Consigliato, assolutamente, senza gridare al capolavoro o al miracolo.
È un bel film, e non è poco.
Salve! Io mi chiamo Antonietta Masina e… già, con un nome così, non potevo che amare il cinema.
Son quindi cresciuta fra scherzi, assonanze e rimandi…ad una delle attrici (e muse) più immense; non potevo non conoscere lei (Ovvio, parlo di Giulietta Masina!) ed i film che ha interpretato; grandi film di uno dei più grandi registi di tutti i tempi.
Alle medie, il mio nome venne rielaborato dai compagni di classe in “Antonomasia” e, mentre le altre bambine giocavano con i principi azzurri, io sognavo… sognavo quei cappelli, quei costumi, quei colori… che mi portavano su altri piani di realtà nonostante Fellini stesso affermasse “Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare.”
Ai tempi del liceo poi, si parlava spesso con amici su quale fosse la “Birra per Antonomasia”, “la Canzone per Antonomasia” o “il Film per Antonomasia”… che quasi predestinata, scelsi poi di studiare comunicazione per poter lavorare in questo campo, e far sì che “Antonomasia” in persona potesse rispondere alle loro domande!
Chi scrive è una ragazza, anzi, una “persona” che ama il cinema; Il cinema quello fatto con passione, con serietà, ma non seriosità; il cinema condiviso e discusso con chi lo ama, con chi va al cinema (e andare al cinema è come andare in Chiesa per me, con la differenza che la Chiesa non consente il dibattito, il cinema sì).
Ho una forte predilezione per il cinema fantastico ed horror, il mio fine non è solo quello di condividere i miei pensieri o recensire un film specifico (NON sono un critico, né conosco tutto… anzi, ho molti limiti e carenze che spero di colmare), ma anche discutere sulle motivazioni ed i sottotesti di interi generi.
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