Il fotografo Peter Collins è chiuso nel suo laboratorio per sviluppare un servizio appena fatto con una modella in un bosco. Dalle foto si accorge che in lontananza si vedono tre figure antropomorfe. Decide di tornare allora sul luogo degli scatti, una volta giunto lì viene rapito da un’astronave e sottoposto a vari esperimenti.
Della sua scomparsa si occupa Tony Harris un giornalista che inizia una indagine che lo porterà a scoprire cose che era meglio non sapere. Harris si ritrova molto presto invischiato in un vortice che non lascia scampo e fa sbattere il nostro contro un muro. Gli ufo ci sono, alcune organizzazioni lo sanno e fanno in modo di tenere la cosa segreta per motivi politici e militari. Harris insomma apre una porta che doveva restare chiusa e finisce nelle grinfie di alcuni man in black per niente simpatici.
L’aspetto fantascientifico passa così in secondo piano e il film di fatto ben presto si trasforma in qualcos’altro che si avvicina di più ad un poliziesco o a una storia di spionaggio che non ad una comune pellicola di fantascienza. La cosa potrebbe deludere qualche aspettativa ma vi assicuro che forse è meglio così. Le scene meno riuscite infatti sono proprio quelle ambientate all’interno dell’astronave. Lì si avverte l’assenza di un budget importante: le apparecchiature usate dagli alieni sono infatti davvero molto cheap e solo l’espressione allucinata del fotografo interpretato da Franco Garofalo alza il livello della scena. Meglio allora la parte in cui il giornalista indaga sulla sua sparizione e scopre una cospirazione impossibile da sgretolare. Meglio questa nonostante i suoi difetti di ritmo.
Insomma, nel complesso non si può dire che il film sia riuscito però va rispettato proprio per la sua audacia nell’uscire fuori dagli schemi collaudati del genere che mai alla fine degli anni ’70, soprattutto in Italia, avrebbero osato parlare di rapimenti alieni e forze governative pronte a nascondere le prove.
A dirigere e scrivere Occhi dalle stelle è stato Mario Gariazzo con lo pseudonimo di Roy Garret. Gariazzo era un esperto di ufo che nello stesso anno diresse sull’argomento anche Incontri molto… ravvicinati del quarto tipo (che poi ha disconosciuto per alcune inquadrature porno girate e inserite nel film contro la sua volontà) e Fratello dello spazio realizzato esattamente dieci anni dopo prendendo come film di riferimento l’E.T. di Spielberg.
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