Che qualcosa sia cambiato nel cinema di David Cronenberg da A History of violence in poi è evidente persino ad un pivello come me. Anche se a ben guardare già con M Butterfly il regista canadese aveva abbandonato i territori horror (e body-horror) per raccontare in fin dei conti la stessa storia, lo stesso tema, quello della trasformazione dell’uomo. A History of violence, La promessa dell’assassino e questo suo ultimo A dangerous method non fanno altro che ribadire questa sua nuova tendenza.
Qualcuno ha storto il naso rimpiangendo in qualche modo l’autore di film come Il demone sotto la pelle, Brood, Videodrome e La mosca, i più hanno continuato ad acclamarlo a spada tratta, anzi in molti si sono avvicinati a questo controverso regista proprio partendo dai suoi ultimi lavori.
Eppure bisogna riconoscere che la continuity tra il prima e il dopo è davvero evidente, sia per il tema della mutazione, sia per lo stile asciutto e incredibilmente lucido nonostante, mi viene da dire, i temi scabrosi trattati. Perché nel suo cinema la mutazione ha sempre in sé qualcosa di osceno nella sua novità a causa dell’influenza che ha sulla psiche di chi la traformazione subisce, vuoi anche perchè quella mutazione (forse ora più di prima nel suo cinema) è conseguenza di un cambio di pensiero o almeno va di pari passo con esso.
Oggi come ieri le mutazioni nel cinema di Cronenberg sono una metafora polisemica. Ed il pensiero è al centro del triangolo descritto in A dangerous method, quello tra Freud, Jung e Sabina Spielrein che porta a trasformazioni, distruzioni e rinascite. Il primo è sostenitore della teoria che tutte le turbe psichiche hanno una origine sessuale, il secondo preferisce credere a qualche infuenza mistica, la terza è una paziente in cura da Jung che prova piacere sessuale solo se umiliata. Alla distruzione di questo triangolo contribuisce lo studioso-paziente scapestrato Otto Gross, tossicomane e contrario alla monogamia. I suoi discorsi influenzano Jung che si ritrova così nel letto della giovane Spielrein contravvenendo alla regola che impone un muro tra medico e paziente.
Per inseguire ognuno il proprio istinto mutaforme il rapporto tra i tre sarà caratterizzato da un continuo ribaltamento dei ruoli, da allontanamenti e riavvicinamenti. La cosa interessante è che non stiamo parlando di tre personaggi qualsiasi ma dei tre più importanti psicologi di inizio secolo, anche se l’importanza della Spielrein è tenuta tutt’oggi in ombra. La psicoanalisi avrebbe intrapreso strade diverse anche senza quell’incontro fatale, magari ci avrebbe messo più tempo, ma a volte il diavolo ci mette la coda e quell’incontro non fa altro che accelerare in qualche modo il corso degli eventi. Ma questa è solo una blanda interpretazione, nel film c’è tanta carne al fuoco che necessita più di una visione, come sempre accade nel cinema di David Cronenberg. Gloria e vita alla nuova carne.
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