Disse il regista John Carpenter al mago degli effetti speciali Rob Bottin “Libera la fantasia, tu ed io andiamo a fare La cosa“.
Erano i meravigliosi anni ’80 in cui gli effetti speciali visivi, di makeup e gli animatronics raggiungevano il loro apice, gli anni di Tom Savini, Rick Baker, John Carl Blucher, Kevin Yagher, Dick Smith, dei nostri Carlo Rambaldi, Giannetto de Rossi e Sergio Stivaletti, ma anche di Tony Garden, John Caglione e Doug Drexler, Screming Mad George, Mark Shostrom e tanti altri che realizzavano trucchi in una maniera oggi quasi impensabile, si parlava di artigiani del mestiere. Ma erano anche gli anni in cui iniziava a farsi strada il computer nella realizzazione degli effetti visivi. Era l’anno di La cosa e di Tron, un anno, col senno del poi, cruciale.
Negli studi della Universal già da un po’ di anni si parlava di rifare il film di Christian Nyby e Howard Hawks del 1951 ispirato al romanzo di John W. Campbell Jr.Who goes there, inizialmente però si pensava di affidare la regia a nomi come Tobe Hooper, solo dopo l’incredibile successo di Halloween la notte delle streghe i capi degli studios decisero di affidare il film a Carpenter. In quella pellicola La cosa da un altro mondo veniva palesemente omaggiato apparendo per pochi istanti nel televisore che il piccolo protagonista guarda. Carpenter infatti è fin da bambino un fan del film, probabilmente dunque la persona più adatta per realizzarne un remake, inoltre Halloween era il film indipendente che aveva incassato più di tutti nella storia del cinema, un buon motivo per affidare al regista per la prima volta un cospicuo budget che si aggirava intorno ai 15 milioni di dollari. Come attore principale la produzione pensava a Jeff Bridges, Nick Nolte e Clint Eastwood al loro posto la spuntò Kurt Russell che per Carpenter aveva già interpretato i ruoli di Elvis Presley e di Snake Plissken, rispettivamente in Elvis il re del rock e 1997 fuga da New York.
La cosa nella versione di Carpenter, che esegue la sceneggiatura di Bill Lancaster, si avvicina molto più al romanzo di Campbell di quanto avesse fatto il film di Nyby e Hawks. Altri tempi per carità però lo spirito del romanzo non si discosta più di tanto da L’Invasione degli ultracorpi che Don Siegel porterà sullo schermo nel 1956. Si parla infatti di un’antità aliena che imita gli esseri umani mandando tutti i protagonisti della storia sul chi va là, che non a caso è la traduzione del romanzo di Campbell. Ne La cosa l’inventiva di Rob Bottin, che all’apoca del film aveva solamente 22 anni, e del suo staff comprendente anche Stan Winston, trova sfogo. Le trasformazioni del mostro, tutte realizzate live, risultano ancora oggi incredibilmente realistiche a differenza di quelle dei nostri giorni in digitale che dopo un anno già sembrano obsolete. La bocca dentata nello stomaco che si apre durante la defibrillazione, il cane che attacca gli altri cani, la creatura che esce dal pavimento di legno risultano ancora oggi realistiche (nonostante abbiano le irreali fattezze di grossi ragni o di pseudo dinosauri) proprio per il fatto che erano realmente lì sui set del film e non realizzate dopo in post produzione. Un conto è lottare per davvero, un altro è fare finta di fronte un telo colorato.
Uscito negli USA il 25 giugno del 1982 in contemporanea con Blade Runner, un altro grande cult degli anni ’80, La cosa non ha però ottenuto il succeso sperato. Colpa soprattutto del coevo E.T. di Steven Spielberg che ribaltava l’idea degli alieni cattivi. La notorietà sia per il film di Carpenter che per quello di Ridley Scott arriverà col tempo, segno che non sempre le vittorie si ottengono all’istante.
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